Il pressing della Lega contro i "giudici-lumaca"

"Familiari delle vittime umiliati": la Lega contro i giudici-lumaca che rinviano l'estradizione in Italia degli ex brigatisti arrestati in Francia.

Il pressing della Lega contro i "giudici-lumaca"

La Lega vuole vederci chiaro sulla questione del rinvio dell'estradizione degli ex terroristi di estrema sinistra arrestati in Francia nell'aprile scorso e ancora in attesa del verdetto con cui la Francia potrà concedere a Roma di far scontare le pene che li colpiscono nel nostro Paese. Dopo che la Chambre de l'Instruction della Corte d'appello di Parigi ha rinviato tra marzo e aprile il giudizio su otto terroristi, che dunque arriveranno in Italia non prima di un anno dopo l'arresto, non più protetti dalla "dottrina Mitterrand" il deputato del Carroccio Daniele Belotti ha presentato un'interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Giustizia, Marta Cartabia, e al titolare degli Esteri, Luigi Di Maio, per sollecitare una risposta al rinvio.

Belotti chiede ai ministri di "sollecitare le massime autorità francesi per velocizzare l’estradizione degli ex brigatisti italiani", criminali macchiatisi dei peggiori delitti tra gli Anni Settanta e Ottanta e che a lungo hanno beneficiato della protezione giuridica d'Oltralpe, prima che i governi di Mario Draghi e Emmanuel Macron si accordassero per porvi fine meno di un anno fa. Dieci arrestati tra le più celebri primule rosse che devono ancora pagare in Italia il loro debito con la giustizia per gli atti compiuti nel delirante assalto allo Stato con cui le Brigate Rosse e i gruppi ad essi contigui insanguinarono l'Italia tra gli Anni Settanta e Ottanta sono ancora detenuti oltralpe. E se per Giorgio Pietrostefani vale l'attenuante delle precarie condizioni di salute e resta l'appuntamento fissato una settimana fa per il 23 marzo e, come ricordato da Francesco De Remigis su Il Giornale nell'edizione odierna, "per Maurizio Di Marzio (sfuggito all'arresto e poi «preso» a luglio), si attende il complemento del dossier chiesto a novembre", gli altri otto detenuti hanno visto la Corte francese concedere loro un nuovo periodo di respiro e un nuovo condono dalla giustizia italiana. Sergio Tornaghi, Enzo CalvittI, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli ,Marina Petrella, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin affronteranno un nuovo round di fronte alla Chambre tra il 23 marzo e il 20 aprile.

Belotti ha attaccato questa decisione dei giudici francesi: essi, nota, "hanno dichiarato di non aver avuto tempo per esaminare la documentazione integrativa richiesta dall’Italia, nonostante sia arrivata nei termini previsti e abbiano avuto 46 giorni per farlo". De Remigis parla di "toghe-lumaca" e pone un sospetto di tecniche dilatatorie da parte della corte; Belotti chiede a Roma di far pressione su Parigi perché ponga fine a questa problematica applicando la più recente convenzione firmata tra i due Paesi, il Trattato del Quirinale.

"Da più parti", ha scritto l'onorevole bergamasco nella sua interrogazione, "il Trattato del Quirinale, giunto alla sua firma dopo anni di negoziati fatti di alti e bassi, è stato salutato come un punto di svolta tra Parigi e Roma, con Italia e Francia tornate a dialogare per costruire relazioni diverse; nonostante il Trattato, però i familiari delle vittime di questi terroristi e tutti gli italiani, che stanno attendendo da fin dagli anni Settanta e Ottanta di avere giustizia, sono nuovamente umiliati dalle autorità francesi". Belotti ricorda che nel Trattato siglato nelle scorse settimane da Draghi e Macron all'Articolo 3 è indicata tra gli obiettivi comuni la costituzione di una stretta collaborazione nella prevenzione e nella lotta contro le minacce criminali transnazionali. In particolare la lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo è indicata come obiettivo di fondo del nuovo partenariato italo-francese. In quest'ottica, per Belotti, la mossa della Chambre francese rappresenterebbe una violazione di questo protocollo d'intesa e rischierebbe di danneggiare il dispiegarsi dell'intesa tra i due Paesi.

E alla Farnesina e a Via Arenula è assegnato il compito di evitare che ciò accada, pregiudicando la possibilità di consolidare fin dalle prime battute una svolta che era stata salutata come storica sin dall'aprile scorso.

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