
Donald Trump torna ad esortare l'Iran a dialogare prima che sia troppo tardi, mentre Teheran sostiene che il presidente americano potrebbe fermare gli attacchi di Israele con «una sola telefonata», se lo volesse. Intanto, la portaerei statunitense Uss Nimitz lascia il Mar Cinese Meridionale e si dirige verso il Medio Oriente. La nave avrebbe dovuto attraccare in Vietnam, ma la marina militare Usa ha deciso di rafforzare la sua presenza nell'area dove è in corso il conflitto tra Israele e Iran. Il tycoon, a margine del G7 in Canada, ripete che le parti «devono raggiungere un accordo, e parlare prima che sia troppo tardi». «Loro vogliono dialogare, ma avrebbero dovuto farlo prima - prosegue - Hanno avuto sessanta giorni, devono fare un'intesa. Gli iraniani non vinceranno questa guerra, devono parlare e devono parlare subito». Trump allo stesso tempo glissa sul coinvolgimento di Washington, limitandosi a dire: «Non voglio parlare di questo». La Repubblica islamica chiede a Qatar, Arabia Saudita e Oman di fare pressione sul comandante in capo affinché usi la sua influenza sull'alleato per far accettare un cessate il fuoco con Teheran, in cambio della flessibilità di quest'ultima nei negoziati sul nucleare. E il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi sostiene che lo scopo degli attacchi di Israele è «affossare un accordo con gli Stati Uniti» sul nucleare: «Se Trump è sincero riguardo alla diplomazia e interessato a fermare questa guerra, i prossimi passi saranno decisivi. Israele deve cessare la sua aggressione. Basta una telefonata da Washington per mettere a tacere qualcuno come Netanyahu. Ciò potrebbe aprire la strada a un ritorno alla diplomazia».
Due funzionari americani, nel frattempo, spiegano che lo schieramento della portaerei Nimitz (che può ospitare 5mila persone e oltre 60 aerei, inclusi jet da combattimento) in Medio Oriente era pianificato. Ma l'esercito statunitense, precisano, ha pure trasferito 28 aerei da rifornimento dagli Usa all'Europa. «L'improvviso dispiegamento verso est di oltre due decine di aerei cisterna dell'Aeronautica Militare americana non è una prassi consolidata. È un chiaro segnale di prontezza strategica», spiega Eric Schouten di Dyami Security Intelligence. «Che si tratti di supportare Israele o essere pronti per operazioni a lungo raggio - aggiunge - questa mossa dimostra che gli Stati Uniti si stanno preparando per una rapida escalation se le tensioni dovessero degenerare». Al Pentagono, nel frattempo, ci sono divisioni riguardo il sostegno militare allo Stato ebraico. Il capo del Comando Centrale, generale Michael Kurilla, vuole maggiori risorse per difendere l'alleato, ma la sua richiesta sta incontrando la resistenza del sottosegretario alla Difesa Elbri dge Colby, fautore della priorità asiatica. Sul fronte dei siti nucleari iraniani, invece, il colpo assestato da Israele è sicuramente incisivo, ma le strutture sono lontane dall'essere messe in discussione trovandosi collocate a centinaia di metri di profondità.
Solo gli Usa hanno gli armamenti per raggiungerle, ed è per questo che Netanyahu sta tentando in ogni modo di trascinare Trump nel confitto attivo. Una fonte di Tel Aviv riferisce ad Axios che gli Stati Uniti stanno considerando la richiesta, ma per ora il presidente parla di intervento solo in caso vengano colpiti interessi americani nella regione.