Un prestito per avere subito il Tfr

A chi sceglie quota 100 un anticipo che ricorda l'Ape di Matteo Renzi

Un prestito per avere subito il Tfr

Roma Quota cento prende in prestito un'idea utilizzata da Matteo Renzi per l'Ape volontaria. Proprio mentre si fa strada una variante del reddito di cittadinanza in versione pro imprese, poco pentastellata, negli uffici tecnici del governo si sta studiando una modifica alla riforma delle pensioni che ricorda alcune tecniche di quella già varata dal governo di centrosinistra, dal quale l'esecutivo in carica in teoria vuole distanziarsi.

In sintesi, ha anticipato ieri il Sole24ore, per anticipare la pensione con il criterio della quota 100, cioè con 62 anni di età e 38 di anzianità contributiva, gli statali potrebbero ricevere subito il Tfr (che per i pubblici si chiama Tfs) grazie a un «prestito ponte».

Di solito per avere la liquidazione gl statali devono aspettare uno o due anni. Per i «quotisti» pubblici arriverebbe subito grazie a un prestito bancario i cui interessi sarebbero però pagati dallo Stato. A stabilire i dettagli del prestito dovrebbe essere una convenzione tra le banche e lo Stato, proprio come è successo con l'Ape volontaria.

Sembra molto una compensazione per il taglio dell'assegno che dovranno subire i nuovi pensionati anticipati. Ma è anche un modo per risolvere il problema dei Tfr degli statali dilazionati nel tempo. Risultato di una norma che serviva a contenere la spesa, ma che è a rischio ricorsi.

In ballo ci sono anche proposte che vanno in direzione opposta. La Ragioneria generale dello Stato vorrebbe allungare ancora di più i tempi del Tfr dei pubblici per scoraggiare l'inevitabile esodo previsto per il 2019. Di sicuro ci saranno dei limiti sulle finestre per il pensionamento rispetto ai lavoratori privati.

Per compensare l'emorragia di statali vicini al ritiro, il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno sta anche pensando di eliminare l'obbligo di pensionamento degli statali a 65 anni. Facile immaginare, in mancanza di nuovi concorsi, una pubblica amministrazione ancora più in grigio, con l'età media dei dipendenti in rapida ascesa. Esattamente il contrario di quello che vorrebbe il governo.

Tutta la materia previdenziale andrà in un provvedimento collegato alla manovra, probabilmente un disegno di legge. Poco probabile un decreto.

«Le misure partiranno nei tempi previsti. I pensionamenti di quota 100 partiranno nei primi mesi del 2019 insieme alla pensione di cittadinanza e il reddito cittadinanza, che significa dare alle imprese manodopera qualificata, personale qualificato che aumenterà gli investimenti», ha assicurato ieri il vicepremier Luigi Di Maio.

Il capitolo pensioni è uno di quelli a rischio modifiche. I sindacati temono che l'esecutivo cambi idea su quota 100. «Il governo con la prossima legge di bilancio deve assolutamente continuare a cambiare la legge Fornero.

L'esecutivo deve andare in Europa presentando i conti per le pensioni distinti dalla spesa assistenziale e dimostrando che l'Italia spende in percentuale sul Pil un punto in meno della Francia e mezzo punto in meno della Germania» auspica Domenico Proietti, Segretario confederale della Uil e responsabile pensioni per il sindacato laico.

AnS

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