In Lombardia si esce solo con la mascherina. Da ieri fino al 13 aprile nella regione più colpita dal Covid19 è obbligatoria una «barriera» sul viso, a coprire naso e bocca, che sia una mascherina o in subordine sciarpe e foulard, dice l'ordinanza della Regione guidata da Attilio Fontana. Mascherine che però non si trovano nelle farmacie, e nelle pochissime che le hanno, si pagano non meno di due euro quelle chirurgiche, fino a 6-7 ma anche 10 euro per quelle filtranti.
«La Protezione Civile Lombardia sta distribuendo per il territorio 3 milioni di mascherine, da domani gratuite e accessibili ai punti di distribuzione», annuncia Fontana: «300 mila saranno distribuite gratis da domani (oggi, ndr) in tutte le farmacie della Lombardia». «Obbligo di mascherine, peccato non si trovino, se non a caro prezzo», protesta il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Proprio per questo la Lombardia ha compreso anche i foulard, che però forniscono una protezione minima. La logica, secondo gli esperti è che è «meglio di nulla».
Non si trovano le cosiddette chirurgiche, Ffp2 e Ffp3, le uniche due considerate filtranti cioè a protezione quasi totale dal virus. Mentre è più facile trovare mascherine in tessuto prodotte da aziende e destinate a un «uso popolazione», che comunque non sono paragonabili per protezione ai dispositivi medici. È virale il video di Alessandro Gasbarrini, direttore della Chirurgia vertebrale dell'Istituto Rizzoli di Bologna che descrive così i diversi tipi di mascherine: «altruiste, egoiste ed intelligenti». Altruiste sono le chirurgiche, proteggono gli altri ma non chi le indossa. Le «egoiste» sono quelle con filtro Ffp2 e 3 con la valvola: consentono di non infettarsi ma lasciano passare il virus se si è positivi. Le «intelligenti» sono le Ffp2 e 3 senza valvola, massima protezione per se stessi e gli altri. Mascherine invece «abusive» continuano a essere oggetto di operazioni di guardia di finanza e forze dell'ordine, tra truffe online e sequestri di carichi illegali privi di qualsiasi documentazione. Le fiamme gialle hanno scoperto in provincia di Napoli una vera fabbrica abusiva.
L'obbligo della Lombardia scatterà presto anche in Toscana. Non appena 10 milioni di mascherine reperite dalla Regione verranno distribuite ai comuni con tre mascherine a cittadino.
Le regioni continuano ad acquistare in proprio le protezioni per far fronte al fabbisogno. Quaranta tonnellate di dispositivi di protezione per la sanità siciliana sono atterrate ieri con un aereo-cargo all'aeroporto di Palermo. Il ponte-aereo dalla Cina è stato voluto dal governatore Musumeci, reso possibile attraverso un colosso multinazionale che sta investendo nel Paese asiatico. In Italia la produzione stenta a decollare. Il via libera alla Fippi, azienda milanese di pannolini che aveva già da una settimana in magazzino pronte oltre 4 milioni di mascherine chirurgiche prodotte con un materiale certificato dal politecnico di Milano, è arrivato solo sabato dall'Iss. Decine di richieste di produzione di chirurgiche sono ancora sotto esame. Nessuna azienda italiana ha la certificazione per produrre le filtranti Ffp2 e Ffp3, quelle cioè che servono nella prima linea. Insomma, le vere munizioni contro il Covid19. Ci si affida alle donazioni e dall'altra parte si deve continuare a importare. Col rischio che la merce non arrivi, bloccata in altri paesi, o sequestrata dallo stesso commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, che ha facoltà di requisire carichi ordinati dai privati e non destinati a strutture ospedaliere. L'obiettivo è produrle, ha detto il commissario «ma per adesso vogliamo garantire almeno la produzione delle mascherine chirurgiche, quelle Ffp2 e Ffp3 hanno un processo di produzione più complesso».
Oggi stando agli annunci dovrebbero arrivar 620mila mascherine all'ordine dei medici.
Quelli di base però denunciano di essere ancora in trincea non protetti. «Le mascherine chirurgiche non bastano, non ci proteggono», denuncia Silvestro Scotti, segretario della Federazione dei Medici di medicina generale.
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