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Via alle primarie dei Dem. Senza un leader

Undici candidati (ma manca Bloomberg), 4 favoriti. E nessuno che esalti

Via alle primarie dei Dem. Senza un leader

New York - Nel granaio d'America va in onda la prima mano del girone democratico per la corsa alla Casa Bianca, che quest'anno parte all'insegna dell'incertezza. Il calcio d'inizio ufficiale alle elezioni presidenziali Usa è come sempre in Iowa, dove stasera si danno battaglia gli aspiranti sfidanti di Donald Trump. Una platea ancora affollatissima (anche se sono già in 17 ad essersi ritirati), ma senza un vero leader in grado di riunire il partito contro il presidente che cerca la rielezione il prossimo novembre. I candidati sono 11, tutti bianchi a parte l'imprenditore di origine asiatica Andrew Yang e l'ex governatore afroamericano del Massachusetts Deval Patrick, solo tre le donne. Testa a testa al vertice tra l'ex vice presidente Joe Biden e il senatore del Vermont Bernie Sanders, che secondo l'ultimo sondaggio di Cbs hanno il 25% delle preferenze, seguiti dall'ex sindaco di South Bend (Indiana) Pete Buttigieg, con il 21%, e dalla senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren con il 16%. Al 5% invece la senatrice del Montana Amy Klobuchar, e sotto la soglia del 5% tutti gli altri. L'esito dei caucus dell'Iowa è considerato un indicatore molto importante per la conquista della nomination, visto che dal 2000 tutti i dem che hanno vinto lo stato del Midwest hanno poi ottenuto la consacrazione alla convention.

Quest'anno, tuttavia, il partito sembra più frammentato che mai, e c'è chi non esclude di arrivare all'appuntamento di Milwaukee a luglio senza che uno dei candidati abbia raggiunto la maggioranza dei delegati messi in palio nei 50 stati americani (3.979 in totale, vince quindi la nomination chi ne ottiene la metà più uno, 1.990). E a chi cercava un'ultima affidabile previsione sull'Iowa non è arrivato in soccorso neppure il sondaggio del Des Moines Register, che compare da sempre alla vigilia dei caucus. La proiezione non è stata resa pubblica per un errore commesso da un intervistatore, che avrebbe dimenticato di citare uno degli sfidanti. Nel rush finale prima del voto, Biden fa appello agli elettori presentandosi come la scelta più sicura per avere un candidato in grado di battere Trump. Buttigieg, invece, punta sulla necessità di un cambio generazionale, e la Warren sostiene di essere l'unica in grado di unire i democratici (da sinistra e dal centro) per affrontare il tycoon.

Tutti però fanno fronte comune contro il socialdemocratico Sanders, che scalda il suo pubblico di Millenials contro l'establishment dem promettendo una rivoluzione contro i poteri forti, e affermando: «Siamo il loro incubo peggiore». E persino The Donald accusa il partito democratico di «manipolare» di nuovo le elezioni contro Sanders.

Assente in Iowa è invece l'ex sindaco di New York Michael Bloomberg, che ha deciso di saltare i primi quattro turni di primarie (anche New Hampshire, Nevada e South Carolina), per puntare tutto sul Super Tuesday del 3 marzo, dove sono in palio oltre un terzo dei delegati totali.

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