Coronavirus

Le prime dosi superano l'87%: troppi restii tra gli under 60. Booster, obbligo per i sanitari

I contagi giornalieri sfondano per la prima volta da maggio i diecimila casi ma la "diga" vaccini regge e al momento il sistema sanitario non è sotto stress, ma con alcune eccezioni

Le prime dosi superano l'87%: troppi restii tra gli under 60. Booster, obbligo per i sanitari

I contagi giornalieri sfondano per la prima volta da maggio i diecimila casi ma la «diga» vaccini regge e al momento il sistema sanitario non è sotto stress, ma con alcune eccezioni. L'obiettivo prioritario del governo resta quello di proteggere la popolazione ancora totalmente scoperta. «Le prime dosi sono fondamentali. Continuiamo a farne circa 19mila al giorno: ogni singola dose di vaccino in più significa rendere più forte il nostro scudo contro il Covid-19. Dobbiamo insistere», ribadisce il ministro della Salute Roberto Speranza. Perseveranza premiata perché a partire dall'8 dicembre le prime dosi sono in aumento: più 16,8% con un incremento significativo soprattutto nella fascia over 60. Certo restano da convincere circa 3milioni e 700mila recalcitranti tra i 30 e i 60 anni.

Accanto alle prime si accelera con le terze dosi. «Somministriamo una media di 110-120mila terze dosi al giorno (due giorni fa quasi 148mila ndr) tenendo conto delle flessioni fisiologiche del sabato e la domenica», spiega il commissario straordinario, Francesco Paolo Figliuolo, che sottolinea con soddisfazione il traguardo dell' 87% di prime dosi e di «oltre 45,5 milioni di persone che hanno chiuso il ciclo vaccinale». Ma, aggiunge, ancora non basta. Oggi il consiglio dei ministri dovrebbe varare l'obbligo per la terza dose ma solo per gli operatori sanitari.

Altro elemento chiave sarà la protezione dei più piccoli. L'Agenzia europea per l'autorizzazione dei farmaci, Ema, avrebbe anticipato il via libera per Pfizer per la fascia d'età 5-11 anni al 25 novembre. A quel punto l'Agenzia italiana, Aifa, seguirebbe a ruota e dunque si potrebbe partire con la profilassi prima di Natale con una campagna informativa affidata ai pediatri. L'immunizzazione potrebbe evitare la risalita dei contagi in età pediatrica che sta già avendo come conseguenza l'aumento delle classi in dad che si vorrebbe arginare anche dando priorità alla terza dose per tutti i docenti come ha già deciso di fare la Campania.

I dati che arrivano dagli ospedali confermano come il vaccino sia davvero l'unica barriera contro il dilagare del coronavirus. L'analisi sulle ospedalizzazioni è della Fiaso, la Federazione delle aziende ospedaliere che attraverso le strutture sentinella raccoglie i dati sui ricoveri per Covid. «Il 74% dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato o non ha completato il ciclo vaccinale», sono questi i primissimi risultati che emergono dalle cartelle cliniche fornite da 16 ospedali sentinella.

Non solo. Mentre i vaccinati che devono ricorrere alle cure ospedaliere sono in maggioranza anziani anche con comorbilità, i no vax che finiscono nei reparti d'emergenza in media sono più giovani e senza altre patologie. I vaccinati in rianimazione nel 70% dei casi, risultano affetti da diverse patologie con una età media superiore di quasi 10 anni. Il monitoraggio coinvolge 625 pazienti ricoverati nei reparti Covid di cui 86 in intensiva. Il 74% dei ricoverati non ha ricevuto la profilassi o aveva avuto soltanto una dose. Nel 26 % di pazienti vaccinati in intensiva 7 su dieci presentano gravi comorbilità come cardiopatia, obesità grave, diabete, neoplasia. Si tratta di pazienti dializzati, trapiantati o immunosoppressi sui quali il vaccino può non agire. Tra i non vaccinati il 57% presenta comorbilità. L'età media dei vaccinati è di 70 anni, mentre quella dei non vaccinati scende: 61 anni. Per la Società italiana di anestesia e rianimazione (Siaarti) la percentuale di non vaccinati nelle terapie intensive è del 95%.

E ora iniziano ad arrivare «i vaccinati fragili»: immunizzati all'inizio della campagna presentano un calo della protezione.

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