Primo ciclista colpevole di omicidio Aveva tolto i freni alla sua bici «fixie»

Di moda le due ruote a scatto fisso. Ma è illegale modificarle

Antonio Ruzzo

Milano La settimana scorsa a Londra si correva una tappa del mondiale di bici a scatto fisso. Circuito cittadino: flash, folla, applausi e medaglie. Sono diventate una moda le «fixie» nelle città, oggetto di culto, glamour e sempre più stilose e diffuse. Ma particolari. Perchè, contrariamente alle bici normali, quelle più diffuse, non arrestano la corsa quando si smette di pedalare perchè la trasmissione ruota catena è continua. I pedali quindi continuano a girare. Spesso, inoltre, per gli appassionati più «puri» non montano freni e per fermarsi si deve essere capaci di rallentare opponendo resistenza con la forza delle gambe. Bici nate e pensate per correre su pista, quindi non semplicissime da gestire nel traffico cittadino e in «fuorilegge», come spiega il codice della strada, se non dotate di sistemi di frenatura. A Londra la festa e l'euforia del mondiale è finita presto perchè nei giorni scorsi le bici a scatto fisso sono finite sul banco degli imputati. Accusato di omicidio colposo è stato infatti il ventenne londinese Charlie Alliston, colpevole di aver ucciso nel febbraio dell'anno scorso Kim Briggs, 44 anni, madre di due figli mentre in pausa pranzo attraversava la strada in Old Street. Un impatto violento ad oltre 20 orari che aveva procurato alla donna lesioni gravissime e la morte. Nei giorni successivi all'incidente Alliston aveva provato a difendersi raccontando che la Briggs avrebbe ignorato le sue urla continuando a guardare tranquillamente il cellulare. Un caso e un processo anticipato dai giornali londinesi e nei giorni scorsi arrivato nelle aule del Tribunale. Nell'arringa conclusiva, il procuratore Duncan Penny ha sostenuto l'accusa di omicidio nei confronti di Alliston perchè il ragazzo, ex corriere-ciclista per un'agenzia di consegne cittadine, guidava in modo pericoloso su strada la sua bicicletta «fixie». Inoltre non aveva i freni anteriori perchè li aveva smontati pubblicando anche su un sito di ciclisti le istruzione per farlo, un reato in base al Road Traffic Act del 1988.

«A Shoreditich, all'ora di pranzo, sulla strada ci sono camion parcheggiati, pedoni che attraversano e bisogna esser pronti a qualsiasi imprevisto - ha sostenuto in aula il procuratore - Per cui quel tipo di bicicletta è pericoloso». È la prima volta che un ciclista che travolge e uccide un pedone viene accusato di omicidio colposo.

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