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Il primo confine che ci fa sentire alieni a Londra

Il primo confine che ci fa sentire alieni a Londra

«Quando un uomo è stanco di Londra è stanco della vita. Perché a Londra si trova tutto quello che la vita può offrire». Samuel Johnson la descriveva così tre secoli fa e da allora nulla è cambiato nonostante quasi tutto sia cambiato. I teatri del West End e lo shopping su Oxford Street. La quiete e gli scoiattoli di Hyde Park per sfuggire al tran tran delirante di Piccadilly Circus e Leicester Square. Lo stadio dell'Arsenal a Holloway, un giro sul London Eye, i marmi del Partenone al British Museum, il cambio della guardia a Buckingham Palace, poi un salto verso le stranezze contemporanee della Tate Modern, passando per le follie di Camden Town, tra i manager con i piercing alla lingua, nella metropolitana dove incroci mille facce e mille idiomi. Londra è una calamita che attira ogni anno 30 milioni di turisti, la città europea più visitata, in coppia con Parigi, e da sempre sul podio delle metropoli più gettonate del pianeta. Europea quanto basta, esotica quanto piace, british per evidenza. Londra è lo specchio di un Paese, il Regno Unito, in cui si fondono tradizione e innovazione, regole e trasgressione, rigore e creatività, futuro e opportunità. Il posto ideale in cui perdersi e sparire, il luogo perfetto in cui trovarsi e ripartire. Non è un caso che 600mila italiani abbiano scelto la Gran Bretagna per restare, nei ristoranti scozzesi e nelle università d'eccellenza, a caccia di un lavoro fugace o di un mestiere per la vita. Tutto facile e a portata di un clic, nell'epoca dei voli low cost e della libertà di movimento che è il regalo più vistoso e gratificante dell'Unione europea. Fino alla Brexit, l'addio annunciato e non ancora realizzato all'Europa, talmente dibattuto da essere diventato parola dell'anno 2019 anche per i bambini, giurano gli Oxford Dictionaries. In attesa di capire come finirà escono? non escono? escono con un accordo? escono senza accordo? il premier Boris Johnson, in corsa per la riconferma tra 9 giorni, annuncia che anche agli europei servirà un passaporto per entrare nel Regno Unito e un visto con controllo elettronico, da chiedere almeno tre giorni prima, sullo stile del modello statunitense. È la prima barriera - annunciata - di un muro che metà degli inglesi vuole alzare con il continente e che il governo conservatore vuole imporre per confermarsi paladino di legge e ordine. Una barriera facile da superare tecnicamente, difficile da digerire emotivamente. Che rischia di far sentire gli europei, per dirla alla british con Sting, dei legal aliens al di là della Manica.

Legali sì, ma un po' più alieni dopo la Brexit.

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