Le priorità dem anti pandemia? Ius soli e gay

Le priorità dem anti pandemia? Ius soli e gay

Non sono ancora partite le «riaperture» di una piccola parte delle attività economiche che la sinistra chiede qualcosa in cambio. Qualcosa che serva, chessò, al lavoro, visto che il lockdown ha distrutto da noi più posti che in qualsiasi altro paese? Ma certo che no: il Pd vuole qualcosa di ancora più urgente ed indispensabile: lo ius soli. Un modo certo intelligente e pronto per rispondere al grido di dolore di migliaia di italiani finiti sul lastrico che hanno protestato nei giorni scorsi. Maestà, il popolo ha fame: dategli lo ius soli, per parafrasare il celebre passo attribuito (erroneamente) alla regina Maria Antonietta. Ma la sfortunata consorte di Luigi XVI conosceva il suo paese e le sorti del suo popolo molto di più di una Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera, che in un'intervista chiede come prima misura, addirittura urgente, lo ius soli.

Segue, come seconda urgenza, l'approvazione del ddl Zan. Tutto questo era abbastanza prevedibile. La sinistra, Pd e Leu, e i suoi terminali «intellettuali» e del mondo dello spettacolo, più il «partito dei virologi», stanno infatti già dicendo che le aperture (peraltro a nostro avviso assai minime) sarebbero un cedimento di Draghi a Salvini. Non un cedimento al buon senso e alla protesta (a cui una volta la sinistra era attenta), no proprio un cedimento alla «destra». E il seguito dello pseudo-ragionamento è evidente: se Draghi ha concesso a Salvini, deve ora, secondo la logica di un governo di unità nazionale il cui obiettivo è accontentare tutti i partner della coalizione, restituire qualcosa alla sinistra. Ovviamente se Draghi seguisse questa strada finirebbe assai male, visto che è altamente improbabile che Forza Italia e soprattutto la Lega possano accettare lo ius soli. Inoltre è del tutto assurdo pretendere di scambiare un tema di stretta competenza del governo, le riaperture, con qualcosa, lo ius soli, o anche il ddl Zan, che non erano e non potevano essere nel programma di governo. Si esprimerà come doveroso il parlamento, ma l'esecutivo dovrà restare fuori. L'altro elemento che notiamo è che ormai la sinistra, come raccomanda Domani, il quotidiano di De Benedetti, è davvero «il partito degli immigrati». Quelli regolari ma anche i clandestini.

Altrimenti il suo segretario non si sarebbe fatto fotografare in felpa con uno dei boss delle ong che riempiono le nostre coste. Quei pochi lavoratori che in buona fede ancora pensano al Pd come al partito che li difende, sono per l'ennesima volta avvertiti.

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