I genitori dell'ex premier Matteo Renzi rischiano il processo per aver emesso fatture false con le aziende di famiglia, la Party srl e la Eventi6 srl, nell'ambito dello sviluppo dell'outlet «The Mall» di Reggello del gruppo Kering, facente capo a Gucci. La Procura di Firenze ha chiesto al gip il rinvio a giudizio per i due coniugi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, e per il socio in affari, Luigi Dagostino, ex amministratore unico della società Tramor srl con sede a Firenze.
Il papà e la mamma del segretario del Pd avrebbero intascato circa 200mila euro in modo illecito. È stata la Finanza, coordinata dal procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, dal pm Christine Von Borries e dall'aggiunto Luca Turco, a portare avanti le indagini che hanno fatto sorgere il sospetto che i tre traessero proventi dai loro traffici illeciti. Secondo l'accusa, come si legge nelle carte della Procura, «in concorso tra loro Laura Bovoli, quale amministratore della Party srl, con sede a Rignano sull'Arno e Tiziano Renzi, quale amministratore di fatto, al fine di far evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto alla Tramor srl con sede a Scandicci, amministrata fino a luglio 2015 da Luigi Dagostino, emettevano una fattura di 20mila euro più Iva per uno studio di fattibilità commerciale per collocazione area destinata al food nel nuovo insediamento The Mall». Studio che in realtà, si legge ancora, «non era mai stato effettuato».
Una seconda fattura ammonta, invece, a 140mila euro più 30.800 euro di Iva e fu emessa dalla Eventi6 per «uno studio di fattibilità di una struttura ricettiva e food con i relativi incoming asiatici e la logistica da e per vari trasporti pubblici (ferrovie, aeroporti, ecc.)». Lo studio fu commissionato il 20 gennaio 2015, quando Renzi era già presidente del Consiglio e consegnato, si dice, il 30 maggio 2015. In realtà, non fu mai effettuato. Quanto a Luigi Dagostino, sempre secondo la Procura, «nella veste di amministratore della Tramor fino al 21 luglio 2015 e quindi inducendo in errore il nuovo amministratore Leonforte Remì sulla veridicità della documentazione», utilizzò le fatture emesse dai genitori dell'ex premier nella dichiarazione dei redditi 2016, indicando elementi passivi fittizi. Tempo dopo, ovvero a luglio dello stesso anno, Dagostino, nonostante non ricoprisse più il ruolo di amministratore della Tramor, inviò una mail a Carmine Rotondaro, procuratore speciale del gruppo Kering di cui la Tramor faceva parte, scrivendogli: «Buongiorno, caro, ti pregherei di mettere in pagamento urgentemente per i motivi che ti ho spiegato. Un abbraccio, Luigi». Rotondaro, indotto in errore, sulla «veridicità della fattura emessa dalla Eventi6», ne chiese «il pagamento al tesoriere della Tramor, Marco Vettori, con una email in cui scriveva: fattura da pagare con estrema urgenza». Il nuovo amministratore della Tramor, Leonforte, si accorse però che la fattura non era «supportata da adeguata documentazione, visto che non rinveniva né il contratto di affidamento, né l'incarico, né lo studio di fattibilità», per cui «provvedeva a inserirla nella richiesta di ravvedimento operoso presentata all'Agenzia delle entrate e perfezionatasi nel dicembre 2017, quando è stata annullata». Leonforte, ignaro degli intrighi, aveva dato in passato l'ok al pagamento alla Eventi6. Soldi che sarebbero finiti dritti nelle casse di casa Renzi.
Prove schiaccianti, che hanno indotto i pm a chiedere il processo. «Siamo certi di poter dimostrare in sede processuale l'assoluta correttezza dei comportamenti tenuti dai signori Renzi», ha commentato l'avvocato Federico Bagattini.
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