«Solo lui può», «dai convincilo», «chi meglio di lui», «se non lui chi altro può farlo», questo il tenore delle richieste che mi sono vista rivolgere in mattinata in Senato dai più svariati colleghi. Nell'aula dì Palazzo Madama, in attesa dì ascoltare l'informativa del presidente Draghi sui fatti in Ucraina, sono stata letteralmente investita da una processione, durante la quale si sono avvicendate incredibili richieste di aiuto e appassionati appelli a Silvio Berlusconi.
In quel frangente ho toccato con mano quanto può essere labile e cangiante il giudizio degli avversari politici - di ogni latitudine partitica - nei confronti di Silvio Berlusconi che, a seconda delle stagioni e delle contingenze politico-temporali, passa dall'essere reputato «impresentabile» - vedi la sua candidatura per il Quirinale, ritenuta quasi offensiva dai suoi avversari - ad essere invocato a gran voce per intercedere con Putin e ricondurlo alla ragione.
Chiedevano un intervento di Silvio Berlusconi, rievocando quello spirito con il quale, alla guida del governo italiano, a Pratica di Mare riuscì a far sedere allo stesso tavolo i leader di due potenze mondiali come Bush e Putin. Un evento che ebbe il merito di rendere l'Italia protagonista nello scrivere una nuova e fondamentale pagina della storia, mettendo definitivamente la parola fine a una concezione del mondo diviso in due blocchi distinti e, soprattutto, distanti.
Riconoscergli questo successo, che nessun altro fino a quel momento era riuscito a ottenere, è semplicemente rendere giustizia alla verità ed è un bene che ciò avvenga.
È impressionante come per qualcuno solamente al di fuori dalla normale dialettica politica il profilo del presidente Berlusconi venga riconosciuto come quello di un grande statista che, grazie al suo spessore e ai solidi rapporti internazionali, può addirittura essere incisivo per una rapida soluzione del conflitto ucraino. Quello che però fa specie è una certa timidezza di alcuni partiti di sinistra a riconoscerlo pubblicamente, preferendo cedere alla tentazione di stupide strumentalizzazioni, probabilmente perché abituati a una ricerca spasmodica di un nemico più che di un avversario politico, alterando in tal modo il perimetro entro il quale dovrebbe svolgersi un sano e costruttivo confronto politico e democratico. Solo un mese fa, chi oggi invoca un intervento del presidente Berlusconi, alzava le barricate contro una sua eventuale candidatura al Quirinale, avvelenando - come sempre - i pozzi e rischiando di compromettere quella pax politica e quel senso di unità nazionale che, proprio grazie al leader di Forza Italia, si sono costruite attorno al governo Draghi con l'obiettivo di sconfiggere il Covid e rilanciare l'economia.
Lo trovo assurdo, ma non mi stupisce, così come non mi meraviglia affatto che, al di là e ben prima delle richieste da più parti pervenute, il presidente Berlusconi abbia attivato le sue solide relazioni
diplomatiche per ristabilire la pace ai confini europei e riaffermare la necessità che il dialogo e la diplomazia prevalgano sulla violenza della guerra.Licia Ronzulli
Vicepresidente dei senatori di Forza Italia
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