Cronache

Processo Eni-Nigeria. Dopo l'inchiesta sui pm indaga pure il ministero

Accertamenti sulla gestione dei testimoni e sui verbali di Amara. Ispettori in arrivo

Processo Eni-Nigeria. Dopo l'inchiesta sui pm indaga pure il ministero

Si muove anche il ministero della Giustizia per il caso dell'inchiesta aperta a Brescia a carico del procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e del pm Sergio Spadaro sulla vicenda Eni-Nigeria. Ieri, a cinque giorni dalla notizia dell'indagine, il Guardasigilli ha comunicato di aver avviato una «inchiesta amministrativa». Spiega una nota: «Il ministero della Giustizia ha avviato un'inchiesta amministrativa sulla vicenda del processo Eni-Nigeria. Dopo la diffusione di notizie in merito all'iscrizione nel registro degli indagati di due pm della Procura di Milano e alla luce del deposito delle motivazioni della sentenza del Tribunale di Milano, il ministero ha chiesto all'ispettorato di svolgere accertamenti preliminari, al fine di una corretta ricostruzione dei fatti, attraverso l'acquisizione degli atti necessari». Un passaggio che dovrebbe preludere all'invio a Milano degli ispettori ministeriali.

Intanto la Procura di Brescia attende per le prossime ore la documentazione, chiesta con acquisizioni in diversi uffici, relativa appunto all'indagine per rifiuto di atti di ufficio sui due pm di Milano. Al centro dell'interesse del procuratore Francesco Prete c'è la gestione dell'imputato e grande accusatore di Eni Vincenzo Armanna. Tra i vari atti richiesti ci sono le motivazioni della sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Milano nel processo sulla presunta tangente in Nigeria. Il presidente della Settima sezione penale Marco Tremolada avrebbe allegato una nota a proposito dell'iniziativa di De Pasquale e Spadaro che durante il processo chiesero di far entrare come teste nel dibattimento l'ex legale Eni Piero Amara. Ma non informarono la Corte del fatto che nel frattempo era stato inoltrato a Brescia, a inizio 2020, un passaggio di un verbale di Amara in cui gettava gravi ombre sullo stesso Tremolada (il fascicolo relativo fu archiviato a carico di ignoti).

Quando la Procura di Brescia ha interrogato il pm Paolo Storari, indagato a sua volta per rivelazione di segreto d'ufficio per aver consegnato all'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo i verbali di Amara con lo scopo di «tutelarsi» dall'inerzia dei vertici della Procura a proposito delle dichiarazioni sulla presunta loggia Ungheria, lui si è difeso con un attacco. In sostanza avrebbe detto: non dovevo toccare con le mie indagini Amara, perché doveva essere convocato dall'accusa al processo Eni-Nigeria e gli accertamenti sulle sue eventuali calunnie su Ungheria dovevano rimanere congelati per non comprometterlo come teste. Storari avrebbe dichiarato che allo stesso scopo sarebbe stato protetto anche Armanna, grande accusatore al processo.

Storari, come da lui dichiarato a Brescia, avrebbe chiesto tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020 ai vertici del suo ufficio di poter indagare su Ungheria, ma non avrebbe avuto risposta. Così sarebbe andata anche con le prove da lui raccolte su Armanna, a partire dalle chat falsificate, ignorate dai suoi colleghi.

De Pasquale e Spadaro hanno sostenuto invece in una nota al procuratore Francesco Greco che il materiale ricevuto da Storari aveva carattere «informale».

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