Processo in frenata. Il tribunale annulla le udienze già fissate

Il governatore della Lombardia è imputato a Milano

Processo in frenata. Il tribunale annulla le udienze già fissate

Milano - Tre giudici, un pubblico ministero, quattro avvocati, udienze che si trascinano da tempo tra lentezze inspiegabili: è il processo in corso a Milano a Roberto Maroni per i favori che avrebbe rivolto a due giovani donne del suo staff, facendole assumere o viaggiare per il mondo a spese di Expo e della Regione. Ieri nuova udienza, insignificante al pari di molte altre, ma su cui è palpabile l'incertezza di un nuovo, imprevisto interrogativo. Il prossimo 22 marzo, quando prenderà la parola per la sua requisitoria, il pm Eugenio Fusco di chi chiederà la condanna? Di un ex politico ritirato a vita privata, o di un alto rappresentante delle istituzioni, chiamato a Roma nel rebus del dopo-elezioni?

Il futuro pubblico di Maroni si intreccia strettamente a questa vicenda giudiziaria in cui risponde di concussione e di turbativa. Finora a sedere sul banco degli imputati era il presidente della Regione Lombardia, nel pieno solstizio del suo potere. La repentina ritirata di «Bobo» dalle elezioni del 4 marzo ha scatenato una ridda di ipotesi sull'esito del processo che, in caso di condanna, lo farebbe decadere dalla carica attuale: mentre (bizzarrie della legge Severino) non avrebbe conseguenze immediate se invece fosse parlamentare o ministro. Dietrologie che avevano un difetto: davano per scontata una sentenza di colpevolezza.

Le cose però stanno diversamente. Se è (quasi) sicura una richiesta di condanna da parte del pm, i giudici dovranno invece fare i conti con un ostacolo enorme almeno per quanto riguarda il reato più grave, l'induzione: l'unico che potrebbe inficiare un ruolo pubblico di Maroni. Il principale coimputato del governatore, processato a parte, è stato infatti assolto con formula piena: il reato non è mai esistito, Maroni si limitò a chiedere un favore senza fare alcuna pressione. La sentenza è definitiva perché la Procura generale non ha fatto ricorso. Che Maroni venga invece condannato sarebbe quantomeno illogico.

Dunque la sentenza rischia di essere non una zavorra ma un trampolino per il futuro dell'attuale governatore.

E allora si capisce meglio perché sia stato ieri il tribunale, con mossa singolare, ad annullare tutte le udienze già fissate per febbraio, impedendo che il processo arrivi a conclusione prima del voto. Perché fare favori a «Bobo», qualunque sia il futuro che lo attende?

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