Potrebbero arrivare i metal detector fuori dalle redazioni dei giornali, essere imposte modifiche al codice penale che prevedono dieci anni di carcere se qualcuno prende un aereo «per combattere in un teatro di guerra straniero». Sono alcuni dei provvedimenti allo studio e anticipati ieri dal ministro dell'Interno Angelino Alfano. Molte testate sono state invitate dalla Questura a dotarsi «delle più idonee misure di sicurezza passiva, quali blindature di ingressi o metal detector». Dalla procura di Roma si apprende che i soggetti indagati per sospetto terrorismo, una ventina, sono tutti immigrati originari di zone che vanno dal Maghreb, in particolare Marocco, al Medio Oriente (Siria, Iraq, Iran). Si indaga anche sui loro viaggi all'estero, per capire se è già avvenuto un indottrinamento «sul campo» dello Stato islamico.
Il contrasto al nuovo terrorismo molecolare composto da lupi solitari che puntano all'emulazione degli attentati francesi diventa più serrato. I cani sciolti vanno intercettati per tempo, del resto l'antiterrorismo e l'intelligence hanno ben chiaro quali sono i canali di comunicazione del terrorismo europeo legato all'Isis: la lista dei siti osservati comprende anche alcuni indirizzi in italiano. C'è addirittura un forum. La propaganda della jihad via social network è ormai estesissima. Sotto osservazione c'è anche una televisione, in italiano, trasmessa a Brescia: si chiama Romia tv . Il conduttore è Usama El Santawy, presidente della comunità islamica di Cinisello Balsamo, che qualche mese fa in un'intervista al Fatto spiegava: «I musulmani vengono umiliati, quindi non ci si deve stupire se 50 italiani partono per la Siria». La presidente dell'Associazione donne marocchine Souad Sbai aveva segnalato uno dei suoi siti oltraggioso nei suoi confronti. «Non altri siti, quello che mi riguardava». Ma entrando da youtube su Romia si spalanca un mondo monotematico sensibile alle infiltrazioni estremiste che dà un'idea della galassia su cui lavora la Procura.
Nei servizi televisivi si alternano una serie di collaboratori. Tra loro, fino a poco tempo fa c'era Musa Cerantonio, musulmano di sangue calabrese, che quest'estate ha deciso di partire per combattere al fianco dello Stato islamico. Su youtube si possono trovare le puntate della televisione. Più che i contenuti, spesso generici, gli investigatori seguono il filo dei «like», gli apprezzamenti, posti sotto a un video o a un messaggio, e le condivisioni. L'adescamento di giovani islamici da parte degli estremisti avviene proprio dall'osservazione di queste tracce.
Esiste poi un forum in lingua italiana, islam.forump.it . Spesso si leggono storie di ragazzi figli di immigrati, provenienti da famiglie non ortodosse, alla ricerca di un'identità religiosa. Leggendo molti messaggi si capisce bene quello che gli investigatori raccontano: è proprio nelle pieghe di un disagio sociale figlio di una a-territorialità che si infila la propaganda. Il 24 novembre «sono nuova», perplessa su alcuni messaggi ostili alle donne, scriveva: «Salam 'alaykum. Sono una ragazza di origini musulmane per parte materna e frequento l'ultimo anno di liceo. La mia famiglia non è religiosa e io sono considerata italiana in tutto e per tutto, perciò quando a settembre sono comparsa a scuola con il velo le mie amiche sono rimaste di stucco e non hanno accettato questa trasformazione».
Nel forum c'è di tutto: moderati e meno, addirittura cristiani. Sempre in rete si trova con facilità la rivista Dabiq , in lingua inglese e completamente filo Isis: in un fotomontaggio la bandiera dello Stato islamico svetta in piazza San Pietro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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