Roma. Confessa il killer del professore. «Non volevo ucciderlo. Ma avevo la pistola e ho sparato. È stato un raptus». Il gip di Civitavecchia convalida il fermo per omicidio volontario a Claudio Cesaris, 68 anni, il tecnico dell'Università di Pavia in pensione fermato 48 ore dopo l'omicidio di Dario Angeletti, 52 anni, docente in Ecologia e Biologia Marina dell'Università della Tuscia. L'uomo, ancora piantonato in ospedale, è positivo allo Stub. Prova che si aggiunge alle riprese della sua auto vicino alla Volvo grigia della vittima nel parcheggio delle Saline di Tarquinia. Ovvero sulla scena del delitto. Non solo. Il bossolo trovato dopo ore di ricerche vicino al cadavere è dello stesso calibro, 6,35, dell'arma regolarmente detenuta dall'assassino, una Beretta, fatta sparire durante la fuga. Elemento fondamentale che, sulle prime, mancava agli inquirenti. Il bossolo, difatti, era conficcato nel terreno, probabilmente calpestato dai soccorritori nelle fasi concitate del ritrovamento del corpo. Il movente è la gelosia nei confronti di una ricercatrice, Adriana B., 39 anni, trasferita un anno e mezzo fa da Pavia nel viterbese per sfuggire proprio a Cesaris. L'uomo, follemente innamorato di lei tanto da separarsi dalla moglie, non le dà pace. La vuole anche se lei lo respinge. Fino a una denuncia per stalking e un cambio radicale di vita. All'Università della Tuscia Adriana conosce il professore ma i due si vedono di rado. La biologa lavora in un laboratorio dell'Unitas, Angeletti è distaccato al Centro Ittiogenico Sperimentale di Tarquinia. Quando può, però, Adriana gli parla delle sue angosce, della paura che le fa Cesaris. I due sono solo amici ma il 68enne non ci crede. Sei mesi fa molla tutto anche lui e si trasferisce a San Martino al Cimino, lo stesso paesino alle porte di Viterbo in cui abita Adriana. Le avances sono pressanti, nessuno interviene. Cesaris si convince che lo stimato professore sia l'amante di Adriana, la donna che lo rifiuta. Comincia a seguirlo.
Le 93 telecamere piazzate dal Comune di Tarquinia nel territorio lo riprendono quasi quotidianamente. Un sistema di sicurezza utile solo a fatto compiuto, dato che non c'è nessuno a guardarle. Cesaris, in tenuta da trekking, bastone e cane lupo al seguito, segue il professore nell'Oasi delle Saline dove lavora assieme a due assistenti. Si apposta per ore, lo pedina, studia le sue abitudini. Sa bene che all'una di pomeriggio Angeletti entra in un negozio di alimentari per comprarsi un panino per pranzare.
Martedì lo affronta, vuole chiarire una volta per tutte. Non è certo se i due hanno un appuntamento o l'assassino lo segue fino allo spiazzo sterrato. Anche se Cesaris nega di averlo seguito. Sicuro la vittima cerca di fuggire alla vista dell'uomo armato. Non ci riesce. Il killer apre la portiera lato guidatore ed esplode il colpo mortale alla nuca. Il professore si accascia sul volante mentre il killer fugge. Tutta la scena viene registrata, da grande distanza, dalla telecamera al ponticello di legno.
A scoprire il corpo, però, è un contadino. La sera i militari raggiungono l'omicida a casa, in via Cadorna. Una tragedia che, forse si poteva evitare. Perché un tecnico di biologia in pensione, stalker, aveva il porto d'armi?
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