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La profezia di Berlusconi: il giallo-verde non dura

Il Cavaliere certo che il patto Di Maio-Salvini si romperà. E lavora al rilancio del partito

La profezia di Berlusconi: il giallo-verde non dura

Dopo l'incontro con Matteo Salvini, Silvio Berlusconi è sempre più convinto che nel governo giallo-verde presto le incompatibilità tra personaggi e idee esploderanno, mandando in frantumi la strana liaison.

Con l'alleato leader della Lega il Cavaliere si è lamentato della scarsa decisione con la quale sono stati difesi i punti cardine del programma della coalizione e le posizioni-chiave nel sistema di potere. D'altro canto, ha riconosciuto a Matteo la capacità politica di essere diventato il protagonista vero nell'esecutivo, anche se con toni spesso troppo urlati, mettendo in ombra e in difficoltà l'altro vicepresidente del Consiglio, il grillino Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte. E se la Lega sale nei sondaggi va bene, perchè invece di fagocitare gli azzurri erode consensi ai grillini e alla sinistra.

Il leader di Forza Italia spera che il ruolo predominante di Salvini, già a 20 giorni dalla nascita del governo, imprima una forte impronta di centrodestra ai provvedimenti che verranno. Certo, c'è il rammarico di non essere lui al suo posto, per realizzare quella svolta che aveva programmato, ma Berlusconi prevede che gli attriti già emersi, come su immigrazione e rom, presto spaccheranno il fronte Lega-M5s, allontanando l'ipotesi di un cambio di campo di Salvini. E allora potrebbero aprirsi prospettive diverse per l'alleanza.

Per ora, il Cav ha scelto la linea del silenzio, anche in contrasto alla eccessiva loquacità degli altri. «Con Fi e con Berlusconi - dice Salvini, commentando a Palazzo Madama l'incontro con il leader azzurro - c'è unità in vista dei ballottaggi per le amministrative. È abitudine il lunedì, se si riesce, di vederci e anche il prossimo potremmo commentare la situazione». A partire dai risultati elettorali di domenica.

I candidati di centrodestra vanno sostenuti senza divisioni interne e l'ex premier pensa di impegnarsi personalmente, andando venerdì a Viterbo, al fianco di Giovanni Arena. Il candidato sindaco ha ravuto il 40,22% al primo turno, grazie ad una coalizione compatta e la sfidante Chiara Frontini, al 17,55% con la sua lista civica, paga le conseguenze di un fronte progressista spaccato e della bocciatura dell'amministrazione uscente di centrosinistra.

Prima di andare nella «Città dei Papi» Berlusconi sarà domani a Roma, per studiare il progetto di rilancio del partito cui stanno lavorando in questi giorni nella capitale, in una serie di riunioni, i suoi consiglieri e dirigenti, da Niccolò Ghedini alle capigruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, a Sestino Giacomoni, segretario dei coordinatori regionali. Il leader azzurro dovrà dire l'ultima parola sull'organigramma che fissa ruoli di vertice, comitato ristretto, coordinatori, Consulta e gruppi giovani per il web. Sa che nel partito c'è grande attesa e anche qualche protesta. «Si riuniscono in tre, tra di loro, in modo quasi autistico - sbotta l'eurodeputata Alessandra Mussolini-. Con quest'operazione contro Salvini e contro il governo ci mettiamo dalla parte di chi ha perso, una posizione che ci fa schiantare».

Del governo gli azzurri mettono sotto i riflettori le contraddizioni. La Bernini vede una «retromarcia» nelle dichiarazioni del ministro dell'Economia Tria. «Si è guardato bene dall'inserire nella risoluzione al Def il reddito di cittadinanza, l'abolizione della Fornero e l'introduzione della flat tax.

Il libro dei sogni, che Di Maio e Salvini avevano promesso di realizzare entro i primi 100 giorni, avrebbe fatto nuovamente impazzire lo spread, mettendo seriamente a rischio i risparmi degli italiani».

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