Coronavirus

Promossa l'Europa, non l'Italia

Il miglioramento del rating di Standard & Poor's del debito dell'Italia non è merito del nostro governo ma della Banca centrale europea e degli aiuti futuri dell'Europa.

Promossa l'Europa, non l'Italia

Il miglioramento del rating di Standard & Poor's del debito dell'Italia non è merito del nostro governo ma della Banca centrale europea e degli aiuti futuri dell'Europa. Il giudizio di S&P sul nostro debito a lungo e breve termine passa da «BBB negativo» a «BBB stabile». Poiché il voto «meno» subito dopo i tre B negativi è C, ossia «debito spazzatura», è evidente che i governi della sinistra e poi di Conte 1 e Conte 2 ci avevano portato sull'orlo del burrone. Ora a salvarci - secondo S&P - non viene un San Giuseppe Conte premier del governo Pd-5 Stelle, dedito alla emissione di Dpcm, ma vengono due «sante» dell'Europa, che da matrigna è divenuta materna a causa della pandemia. Innanzitutto santa Christine Lagarde, presidente della Bce: sta attuando una politica di acquisti di debito pubblico di ogni Stato membro. Ciò, scrive S&P, fa sì che le emissioni di debito italiano abbiano un tasso estremamente basso e una domanda molto grande, nonostante che il nostro debito sia salito in pochi messi vertiginosamente e che il sistema economico sia caduto in recessione. L'altra santa europea che ci viene in soccorso è il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha lanciato e difende strenuamente il Recovery fund. Esso, dice S&P, darà all'Italia sino al 12,5% del suo Prodotto interno lordo nazionale in contributi a fondo perso e prestiti condizionati a riforme pro sviluppo, offrendole un grande fiato per riprendere a crescere ed eliminare il deterioramento del bilancio. Dato l'impatto negativo del Covid, per S&P comunque l'Italia non riuscirà a tornare al livello del 2019 prima del 2023. Con questa pagella da 6 invece che 6 meno meno, è necessario che riflettiamo su due punti. Primo: gli aiuti che ci verranno dall'Europa «materna» vanno usati tutti per riprendere la crescita, non per le spese per la sanità da aumentare, per le quali c'è il Mes sanitario; e gli aiuti sono condizionati a riforme che rendano più flessibile il mercato del lavoro, più veloce la giustizia, più agili le procedure per gli investimenti. Secondo: per non danneggiare il Pil, occorre che le misure anti Covid non siano fatte solo di «no», ossia di «meno», ma anche di «sì», cioè di «più».

In primis: più mezzi di trasporto pubblico, più indennizzi a chi subisce il divieto.

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