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"Pronti a difendere il Papa anche dalla minaccia Isis"

Il comandante delle guardie svizzere avverte: "Quello che è accaduto a Parigi può succedere pure qui. Alzato il livello della sorveglianza"

"Pronti a difendere il Papa anche dalla minaccia Isis"

«Ci aspetta un futuro in cui sarà difficile trovare ancora guardie soltanto in Svizzera, dipende da tanti fattori. Per ora stiamo bene, ma il mio sogno è che il corpo possa andare avanti ancora per molto tempo». A dirlo a il Giornale è il nuovo comandante delle guardie svizzere, Christoph Graf, 54 anni, sposato, due figli, è stato appena nominato da Francesco a capo dell'esercito più piccolo e famoso al mondo. Il colonnello parla anche delle minacce dell'Isis contro il Papa: «Ciò che è successo a Parigi con Charlie Hebdo può succedere anche qui in Vaticano, e noi siamo pronti a intervenire per difendere Francesco, in qualsiasi momento».

Colonnello, cosa ha pensato quando il Papa le ha chiesto di assumere il comando?

«Il Papa mi ha chiesto se ero disponibile, e avrei anche potuto dir di no. Ma io credo che questa sia una missione: io ho risposto “Sì” perché ci vedo un progetto del Signore. So che ci sono diverse croci da portare (ride), ma confido nell'aiuto di Dio».

Lei è sempre accanto al Papa per garantire la sua sicurezza. Francesco ha paura di qualcosa?

«Intanto è doveroso dire che con noi ci sono anche i colleghi della gendarmeria: con loro e con il loro comandante c'è una buona amicizia e una grande collaborazione. Io credo che il Papa non abbia paura di niente: si vede come si muove, ama la vicinanza con le persone. Può succedere qualcosa, ma si vede che lui non ha paura. A noi il difficile compito di garantire la sua sicurezza, ma credo che ci si abitui con il tempo».

Durante le uscite pubbliche il Papa vi fa qualche richiesta?

«Lui ha bisogno di spazio, non ama quando la gente, anche quelli della sicurezza, son troppo vicini a lui. E questa sua richiesta la rispettiamo, stiamo quindi un po' più distanti, ma osserviamo tutti i suoi movimenti».

Da settimane si sente parlare delle minacce dell'Isis contro il Papa: state più attenti rispetto al passato?

«Sì, chiediamo alle guardie di essere più attente, osservare bene i movimenti delle persone. Di più non possiamo fare. Ciò che è successo a Parigi può succedere anche qui, e non si può prevedere se non c'è un servizio di intelligence che ha informazioni precise».

E nel caso succedesse qualcosa sareste pronti a intervenire?

«Sì, si può dire: siamo pronti a intervenire. Il nostro compito è la sicurezza e siamo ben organizzati come i gendarmi. Anche loro sono pronti se succede qualcosa».

È possibile che il Papa pensi ad un ridimensionamento o ad uno scioglimento del corpo?

«No, il Papa ha una grande stima per la guardia svizzera, non c'è un segno in questo senso: nessuno scioglimento e nessun ridimensionamento, siamo già in pochi! (ride)».

Il Papa ha detto che dev'esserci più spazio per le donne nella Chiesa. E nella guardia svizzera?

«Per il momento non penso che sia possibile avere delle guardie donne».

Il suo sogno da comandante?

«Vorrei che le guardie qui si sentissero come a casa e il mio sogno è che il corpo possa andare ancora avanti: ci attende un futuro in cui sarà difficile trovare guardie in Svizzera e questo dipende anche dalla situazione della Chiesa e della fede, oltre che dalla natalità. Il mio sogno è di avere ancora guardie a disposizione in Svizzera, giovani che hanno voglia di venire qui a servire il Papa».

Se non si trovano più guardie in Svizzera quindi si dovrà allargare il corpo a giovani di altre nazioni?

«Per il momento solo svizzeri... in futuro chissà! (ride) Quello di servire il Papa è un privilegio per gli svizzeri che esiste da oltre 500 anni, non possiamo cambiare così le regole.

Ma sono ottimista, per ora stiamo bene così».

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