Ho letto con interesse un articolo, pubblicato ieri dal Corriere della Sera , di Giuseppe Remuzzi. Il quale, non essendo un giornalista bensì uno scienziato geniale, scrive benissimo. Argomento trattato: la mappa del Dna. Roba seria. Talmente seria che perfino io sono stato in grado - non stupitevi - di capirla. Merito di Remuzzi, sicuramente. La sua prosa sembra quella di un giallista: ti tiene col fiato sospeso dalla prima all'ultima riga, quando finalmente scopri che il Dna ti dice tutto e niente. Nel senso che compulsando i risultati del complesso esame vieni a sapere tante cose: per esempio quali sono i tuoi fattori di rischio, quali malattie potresti contrarre, la tua predisposizione a crepare di infarto o di cancro.
Occhio, però. La data della tua morte, caro lettore, non è fissata. Non si può stabilire. La fine della nostra presenza su questa inquinata terra contrassegnata da litigi, crisi, guerre più o meno idiote, durerà a lungo o no per mille motivi imperscrutabili. Intendiamoci, la mappa del Dna non è una frescaccia, tuttavia non rivela la verità, bensì soltanto ciò che è verosimile. Il sullodato Remuzzi (che, pur essendo bergamasco come me, è considerato il primo nefrologo al mondo, e ciò prova che l'eccezione non conferma la regola) si è volontariamente sottoposto alle grinfie degli specialisti in questo ramo della scienza medica, e si è reso conto che l'esito delle ricerche sul proprio fisico è simile alle risposte usuali dei politici e degli economisti: forse il Pil crescerà, ignoriamo di quanto, forse del 2 per cento, forse dell'1, forse calerà.
Esemplifico. Ci sono dati che dimostrerebbero che il professor Giuseppe andrebbe incontro a guai cardiovascolari (infarto e/o ictus). Altri dati invece suffragherebbero il contrario: ossia che il nostro luminare tirerà le cuoia, se le tirerà (il che è quasi sicuro), a causa di altra patologia. Cosicché non ci sentiamo a disagio nell'affermare che anche le più raffinate tecniche predisposte dai ricercatori non consentono di fare testamento un attimo prima di andare all'altro mondo.
Non solo la vita è un mistero: lo è anche la morte. Quanto appurato dai cervelloni che studiano e ristudiano è presto detto: il Dna, il genoma, contiene tantissime informazioni sulla tua trascurabile persona; informazioni utilissime, ma non decisive. La mappatura ti suggerisce che sei fragile di cuore o di pancia? Se ci stai attento, magari eviti di esporre l'una o l'altra al rischio di «marcire».
Gli stili di vita (fumo, alimentazione, sedentarietà e obesità) incidono la loro parte. Ma apprendiamo che incide maggiormente la «scelta» dei genitori: se essi sono longevi, ti puoi ammazzare tranquillamente da giovane, ma è quasi scontato che se non ti «rompi» puoi campare altrettanto tranquillamente quanto chi ti ha generato. Non vorremmo sembrare presuntuosi, ma dobbiamo dire che questa notizia ci era giunta da un pezzo all'orecchio.
Nonostante ciò, personalmente sono pronto a fare da cavia in modo che un esperto indaghi sul mio genoma e dia un responso; mi recherei da lui con lo stesso spirito con cui ci si consulta con un chiromante, che non infonde fiducia ma incuriosisce. Con rispetto parlando, faccio fatica a credere in Dio, figuriamoci se credo nei camici bianchi che sono uomini e spesso bischeri come me. Comunque le mie sono parole di una persona quasi sana, seppure non giovane, pertanto non prendetele troppo sul serio.
Quando non mi sento bene e ho una fifa maledetta di essere affetto da un grave morbo corro dal medico e mi siedo davanti a lui come se mi inginocchiassi ai piedi della Madonna, con la stessa devozione e speranza: i disperati chiedono sempre
aiuto a qualcuno. Potrei chiederlo anche ai maestri del Dna. In fondo la parcella non è proibitiva: da 1.000 a 3.000 euro. Per fortuna li ho. Prima o poi busserò alla loro porta. Nell'eventualità mi auguro che venga aperta.
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