Politica

"Se resti tu, resto anche io...". L'offerta di Draghi a Mattarella

La battuta del premier giovedì a cena al Colle. Dal presidente solo un sorriso. Il capo dello Stato ha sempre detto no al bis, ma in particolari condizioni potrebbe anche cambiare idea

Proposta di Draghi a Mattarella: "Se resti tu,  resto anche io..."

E dai, rimani. Pippo Baudo e Confindustria, medaglie d'oro olimpiche e segretari di partito, i politici che riceve e la gente che incontra: glielo chiedono tutti, l'ultimo ieri a Conversano è stato Michele Emiliano, e Sergio Mattarella ormai ha smesso di rispondere. Suppliche, appelli. Preghiere. Glielo domanderà a metà ottobre persino la Merkel, quando lui andrà a Berlino per la «visita di congedo». E pure Mario Draghi, tra il serio e il faceto, giovedì sera a cena al Quirinale, l'ha buttata là. Più o meno così: se resti tu, resto anche io. Una battuta? Uno scenario che si apre? Chissà. Il capo dello Stato, raccontano, si è limitato a sorridere.

Un pranzo di lavoro come tanti, come tutte le settimane. Un'occasione non protocollare per fare il punto sul Covid, sulla ripresa e sull'accelerazione autunnale che il premier vuole imprimere alle riforme. Ma il risiko istituzionale, il grande intreccio delle presidenze non è un argomento che può restare fuori da una conversazione del genere, sia pure informale. Draghi, si sa, vuole completare «la missione», mettere in sicurezza il Paese dal punto di vista sanitario ed economico, fare in modo che i miliardi europei vengano utilizzati per modernizzare l'Italia. Però a gennaio scade il mandato di Mattarella e il toto Colle e già impazzito. Tra le tante ipotesi e pressioni, una prevede il trasloco di SuperMario, che però dovrebbe lasciare il lavoro a metà. Senza parlare delle sue reali intenzioni. Ecco quindi che il «se resti tu resto anche io», cioè una doppia conferma fino alle elezioni politiche del 2023, prende senso. Poi si capirà che cosa Draghi vorrà fare da grande, tra il Colle e Palazzo Chigi.

C'è solo un problema, non piccolo: Sergio Mattarella ha detto più volte di non essere disponibile a un secondo incarico. Primo, perché il capo Stato è culturalmente e politicamente contrario a proseguire il mandato, e lo ha spiegato in pubblico in varie occasioni. «L'Italia è una Repubblica e non un regno». Il precedente di Giorgio Napolitano, trattenuto al Quirinale dai partiti incapaci di trovare un successore, chiude ancora di più la strada: se un'eccezione si ripete a distanza di pochi anni, questo il suo pensiero, diventa una regola. Infatti il cerimoniale del Colle ha già dato il via alle visite di congedo: il Papa, Madrid, Berlino, Parigi, Bruxelles.

Il secondo motivo, non detto, è di procedura: un eventuale bis non è nelle disponibilità di Mattarella. Il presidente della Repubblica non si propone e non si candida. Ma viene scelto è votato dai mille grandi elettori, deputati, senatori e rappresentanti delle Regioni, sulla base di un accordo politico. Quindi, bisogna aspettare. Se non emergeranno altri profili, se i partiti si incarteranno, se matureranno certe condizioni, se lo invocheranno, allora si vedrà se il capo dello Stato uscente cambierà idea e, per senso di responsabilità, accetterà di restare per i tempi supplementari.

Intanto però dell'argomento non ne vuole nemmeno sentire parlare: l'ultima cosa che desidera e di finire «nel tritacarne». Questo non gli impedisce una forma di presenzialismo spinto, quasi ostentato, come per ricordare che lui è il capo dello Stato in carica fino all'ultimo minuto. Viaggi, incontri, discorsi, agenda piena. Venerdì ad esempio ha ricevuto una delegazione delle Conferenze Episcopali italiana ed europea tracciando una specie di programma di governo. «Dopo la pandemia e la crisi, siamo chiamati a ricostruire società solidali e a superare squilibri economici e ambientali». E ieri in Puglia ha commemorato Giuseppe Di Vagno, parlamentare socialista ucciso cento anni fa dai fascisti. «Ho voluto essere presente per testimoniare che lo Stato c'è».

E c'è pure Mattarella, sembra.

Commenti