Milano - Non ha festeggiato, dice «perché non c'è niente da festeggiare». Per Francesco Sicignano, pensionato di Vaprio d'Adda, il decreto che lo ha prosciolto dall'accusa di omicidio volontario è solo il punto di arrivo finale di due tragedie. «Due tragedie che hanno coinvolto due famiglie. C'è la famiglia di Gjoni, che ha perso un ragazzo di ventidue anni. E c'è la mia famiglia, che non dormirà mai più come prima».
Gjergi Gioni era il giovane che la notte del 20 ottobre 2015 insieme a due complici entrò in casa dei Sicignano per svaligiarla, e che venne ucciso dal capofamiglia con un colpo di pistola al cuore. «Fu legittima difesa, Sicignano non aveva alternative», ha scritto il giudice nel provvedimento che archivia il caso.
Se lo aspettava?
«Ne ero sicuro, perché ero sicuro di come erano andate le cose e sapevo che i carabinieri lo avevano capito altrettanto bene, fin da subito. I carabinieri sono straordinari. Ragazzi, la gente deve capire che i carabinieri sono pagati poco più dei clandestini ma la verità la tirano sempre fuori».
Ma lei su quella notte non ha ripensamenti? Mai pensato che era meglio non avere una pistola?
«Se non avessi avuto la pistola non lo so come sarebbe andata a finire. Di certo se lui invece che venire a casa mia restava a casa sua oggi saremmo tutti più felici e contenti».
Lei è stato prosciolto. Vuol dire che non serve una nuova legge sulla legittima difesa?
«Mica vero, serve una legge più chiara, con meno interpretazioni. Bisogna stabilire che in casa la difesa è sempre legittima: perché sei lì da solo, magari di notte, e in tre secondi devi decidere se difenderti o farti massacrare».
Le hanno anche ridato la pistola, adesso potrà chiedere di nuovo il porto d'armi.
«Mai avuto, avevo il permesso di detenzione, l'ho avuto per vent'anni e non ho mai fatto male a una mosca, non ho mai sparato un colpo».
Non pensa che in giro ci siano troppe armi?
«Io dico che ci deve essere equità. Cazzarola, se voglio detenere un'arma devo essere libero di farlo, se tu non vuoi peggio per te, e davanti alla legge dobbiamo essere uguali».
Si è sentito
difeso dallo Stato?«Lo Stato per le vittime non esiste. C'è il garante per i detenuti, c'è lo psicologo per i detenuti, ma chi è il garante per le vittime? Io in questi due anni uno psicologo non l'ho mai incontrato».
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