Partiti a caccia di convergenze sul Def, il documento di economia e finanza. Tutti, tranne il Partito democratico che si tira fuori dal confronto. Nello stallo politico generale, l'unico argomento non strettamente istituzionale sul quale si stanno aprendo spiragli di dialogo è il documento con le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica. Deve essere presentato entro il 10 aprile. Il governo Gentiloni, in carica per gli affari correnti, dovrebbe presentare solo il quadro tendenziale, cioè un documento essenzialmente compilativo con le previsioni su Pil e conti pubblici a leggi invariate. Non ci sarà la parte «normativa» dove si annunciano misure di politica economica e si quantifica il loro impatto sulle finanze pubbliche.
Se si volesse introdurre la flat tax, il reddito di cittadinanza o un altro bonus di 80 euro, insomma, i costi sarebbero annotati in questa parte del documento.
L'Europa ha concesso all'Italia più tempo per presentare il quadro normativo, in attesa di un governo con pieni poteri. Ieri il viceministro all'Economia Enrico Morando ha detto che se ci dovesse essere una nuova maggioranza, il documento sarà rinviato in toto. Ipotesi remota.
Nei giorni scorsi il Movimento cinque stelle e Forza Italia hanno annunciato che presenteranno delle risoluzioni sul Def. È una procedura normale. Le risoluzioni danno indicazioni al governo, non hanno il potere di una legge. Non sostituiscono, insomma, il Def. Gli azzurri, e con tutta probabilità tutta la coalizione di centrodestra, presenteranno una unica risoluzione. Per Forza Italia ci sta già lavorando Renato Brunetta e il contenuto sarà quello del programma di coalizione e di partito. Allo stesso modo il M5S sta mettendo a punto il suo atto di indirizzo, che ricalca le proposte del movimento.
Programmi incompatibili. Ma non sono escluse convergenze. Si comincia ad esempio a ragionare su un impegno trasversale a tutte le forze del Parlamento a evitare l'aumento dell'Iva in programma per il 2019. Un programma minimo sul quale potrebbero convergere in molti. Sicuramente il centrodestra, forse anche il M5S. Il problema è che l'unica voce a mancare al momento è quella del Partito democratico. L'Aventino di Matteo Renzi, ha investito anche il dibattito sul Def e se si fa eccezione per Francesco Boccia, nessun democratico ha auspicato convergenze sul documento. Esplicito, invece, il rischiamo al dialogo di Brunetta, rivolto al Pd, ma anche al M5S.
Altro tema dove forze politiche poco compatibili potrebbero trovare convergenze è un piano di tagli alle spese. Magari prendendo a spunto il lavoro di Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review molto attivo in questi giorni post elezioni.
Se si verificassero convergenza, quello che ne uscirebbe sarebbe una sorta di programma minimo di governo o una lista di priorità per Gentiloni, se la nascita del prossimo esecutivo dovesse andare per le lunghe.
L'altra ipotesi, al momento la più probabile, è che ogni partito o
ogni coalizione si voti la sua risoluzione e che il Def vero e proprio passi con un altro atto, neutro senza nessuno impegno. Votato da una maggioranza una tantum e quindi non una prova generale per il prossimo esecutivo.
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