Le Province si estinguono ma i loro carrozzoni resistono

Le Province passano, le loro società partecipate restano. Con tutti i loro debiti. A Parma il caso Soprip spa: 28 milioni di debiti

Le Province si estinguono ma i loro carrozzoni resistono

Le Province passano, le loro società partecipate restano. Chi sperava che con la riforma si riuscisse almeno a sfoltire il ginepraio dei carrozzoni foraggiati dagli enti intermedi in via di estinzione, si è sbagliato, e di grosso. Già, perché le controllate delle Province non solo non spariranno, ma continueranno a pesare sui bilanci di chi alle Provincie subentrerà nelle funzioni - Regioni, Comuni, Città metropolitane - che le terranno in piedi e si assumeranno anche i loro debiti. Che non sono pochi spiccioli, considerato che il 37% delle partecipate delle Province, poco più di una su tre, è in perdita.

Via le Province, dunque, resta l'eredità delle loro controllate. Che rimarranno lì, intatte, con i loro Cda magari da rimodulare sulla base dei nuovi assetti ma sempre pronti a fungere da rifugio per politici e amici in difficoltà; e con gli stipendi da erogare al personale, all'insegna del tutto cambi perché di fatto nulla cambi di gattopardiana memoria. Sono poco più di duemila (2.679 nel dettaglio secondo il report dello scorso anno del Ministero delle Finanze, basato sui bilanci 2011) le partecipazioni provinciali, per un totale di 1.965 società partecipate. Nel dettaglio, le partecipazioni indirette sono 833, quelle dirette 1846. Per la maggior parte - quelle sotto il 4% sono 620 - si tratta di percentuali nell'ordine dello “zero virgola”, con Regioni e Comuni a far la parte del leone. Quelle in cui le Province hanno il 50% e oltre sono in tutto 271. E su tutte le 1.846 società, quelle in perdita per circa 346 milioni di euro sono il 37%, quasi una su tre. Nel complesso, quello delle partecipate provinciali, frammentato e in perdita com'è, non è un patrimonio appetibile. Secondo uno studio di Agici-Finanza d'impresa realizzato qualche mese fa per CorriereEconomia , le prime venti società in classifica, per volume d'affari, arrivano a circa un miliardo e mezzo. Un business troppo debole per avere appeal e attrarre investimenti. A chi prenderà in carico le partecipate provinciali, dunque, resteranno sul groppone i debiti.

Prendiamo il caso della Soprip spa, partecipata da ben 27 tra comuni e enti pubblici di Parma e Piacenza. La Provincia di Parma ne detiene il 28%: «Soprip – recita invitante il sito internet – nasce nel 1981 con lo scopo di favorire lo sviluppo economico ed imprenditoriale della provincia di Parma. Negli anni i risultati ottenuti e la fiducia accordata dai soci hanno incoraggiato la società ad ampliare sia i propri settori d'intervento che l'ambito territoriale, tanto che, ad oggi, Soprip si presenta come l'Agenzia di Sviluppo Locale di riferimento delle province di Parma e Piacenza». Fuor di spot, quello che si è sviluppato in realtà sono i debiti, che hanno toccato i 27,9 milioni, di cui 22,3 con le banche, all'inizio del 2013. «Il tutto – sottolinea la capogruppo di Forza Italia al Comune di Fidenza, Francesca Gambarini, che al tema ha dedicato numerose interrogazioni – sotto l'ala del Pd. L'ex presidente Alessandro Cardinali, sotto la gestione del quale il debito si è moltiplicato, era il segretario provinciale del partito. E adesso – ironizza – per premio per il bel lavoro svolto è diventato consigliere regionale».

Qualche giorno fa l'assemblea dei creditori ha approvato il concordato. Soprip chiuderà i battenti entro il 2017. Nel frattempo, i suoi debiti peseranno sui soci. Anche se i soci Province, di qui al 2017, chissà dove saranno. Tutto cambi perché nulla cambi. Appunto.

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