Egregio direttore,
in questi giorni compaiono su alcuni giornali servizi in cui si spiega che Walter Tobagi (nella foto) il giornalista del Corriere della Sera ucciso nel 1980 da un gruppo terroristico di estrema sinistra - si poteva salvare e che ciò si ricava da una informativa «recuperata dal giudice Salvini». Il giudice stesso finalmente riconosce che si sono commessi gravi errori e che si è poi cercato di nasconderli. Fornisce su questo molti e gravissimi particolari. L'informativa in verità fu l'oggetto di una campagna lanciata dall'Avanti!, quotidiano del Partito Socialista, durante il processo contro Barbone e gli assassini, fu scoperta non dal giudice Salvini, ma da Craxi. La diede a me e fu pubblicata dall'Avanti! dopo che l'allora ministro dell'interno Scalfaro ne accertò l'autenticità. L'informativa fu lanciata dall'Avanti! esattamente durante il processo contro gli assassini, ma i magistrati non la tennero in alcun conto. Ne nacque uno scontro senza precedenti tra magistratura e socialisti.
Per questa campagna di verità, il Csm tentò di fare una seduta straordinaria allo scopo di condannare l'ingerenza di Craxi e dei socialisti. L'allora presidente della Repubblica Cossiga vietò tale seduta, provocando un grave conflitto istituzionale.
Per questa campagna di verità, i giornalisti e direttore dell'Avanti! furono condannati per diffamazione (anche a pesanti pene pecuniarie).
Quelli che erano deputati, furono condannati dopo che il Parlamento (in seguito a una battaglia dei comunisti e di Repubblica) diede nei loro confronti l'autorizzazione a procedere. Autorizzazione a procedere, come è evidente, per un reato di opinione.Tanto ci tenevo a ricordare in punta di verità.
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