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Psicodramma dem sulle candidature. Gli esclusi attaccano e Letta si prepara a nuovi abbandoni

Ferragosto, la notte più lunga del Nazareno. Liti, tensioni, esclusioni. È il redde rationem del Pd alla prova delle liste, con il segretario che dispensa un "avrei voluto ricandidarvi tutti"

Psicodramma dem sulle candidature. Gli esclusi attaccano e Letta si prepara a nuovi abbandoni

Ferragosto, la notte più lunga del Nazareno. Liti, tensioni, esclusioni. È il redde rationem del Pd alla prova delle liste, con il segretario che dispensa un «avrei voluto ricandidarvi tutti». Ma farlo non è possibile e il taglio dei parlamentari si abbatte sul partito con numeri nudi e crudi. Esclusi eccellenti, nuove leve, porte prima sbattute e poi riaperte. Vengono candidati - tutti in collegi sicuri e posizioni eleggibili - quattro under 35 fedelissimi di Letta (Caterina Cerroni, Marco Sarracino, Rachele Scarpa e Raffaele La Regina), che insieme ai civici (Andrea Crisanti, Carlo Cottarelli), e ai militanti delle Agorà democratiche (Elly Schlein) saranno il suo fiore all'occhiello. Sfamate le correnti interne - Area dem, Base riformista, Giovani turchi - ma con sacrifici e tagli a nomi di peso. «Ho chiesto personalmente sacrifici ad alcuni - dice il leader - e mi è pesato tantissimo. Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo. Io ho cercato di comporre un equilibrio e il rispetto dei territori è stato tra i criteri fondanti delle scelte». Il solista di quattro anni fa, Matteo Renzi, attacca, vede nelle liste dem un tentativo di fare piazza pulita degli ex renziani nel Pd. «A me pare che la guida di Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre».

I piani alti del partito invece rivendicano un rinnovamento che starebbe avvenendo nel rispetto degli equilibri interni. Non c'è stato, è il ragionamento, alcun repulisti: «Tanto che anche esponenti di Base riformista hanno votato il via libera alle liste». Diventa un caso però l'esclusione dell'ex renziano Luca Lotti, che su Facebook commenta amaramente la «scelta politica» di Letta: «Mi ha spiegato che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è». Insomma, coltellate. Anche perché a Lotti in direzione è stato rivolto un elogio dal ministro e capocorrente Lorenzo Guerini, ma nulla più. Perché, fanno notare dal Nazareno, «nessuna indicazione da parte di Firenze è arrivata per Lotti, quindi, se si cercano dei responsabili, citofonare in Toscana».C'è poi Monica Cirinnà, senatrice di lungo corso, la madrina dei diritti civili. Offesa, a dir poco, per essersi ritrovata candidata nella «fossa dei leoni», il collegio Roma 4 considerato difficilmente espugnabile dalla sinistra. Amareggiata al punto che, a direzione ancora in corso, annuncia di voler rinunciare. Bastano poche ore per farle cambiare idea. Convoca una conferenza stampa in cui abbassa i toni e comunica il dietrofront. «Posso dire che è un film già visto, avendo vissuto la notte delle liste di Renzi. Le regole erano chiare. No pluricandidature, no paracadute, valorizzare il merito e le competenze. Non sono stata valorizzata come dirigente nazionale per il lavoro che ho fatto e le competenze che ho. Il Pd mette nei posti più difficili i suoi dirigenti di punta. Mi sono sentita colpita in prima persona, ero certa di poter fare un bel lavoro ma ho ricevuto uno schiaffo. In molti stanno rifiutando i collegi perché considerati la fossa del leone». Ma poi: «Ho pensato a lungo al da farsi. Non scapperò, combatterò come un gladiatore». E ieri Letta ha avuto un lungo colloquio con il sottosegretario Enzo Amendola, per convincerlo ad accettare la candidatura di terzo nella lista proporzionale nel collegio di Napoli del Senato, dietro a Franceschini e Valeria Valente.

Invece Stefano Ceccanti, capogruppo uscente in commissione Affari costituzionali della Camera, smentisce di aver accettato la candidatura: «Leggo con stupore che sarei candidato numero 4 al proporzionale a Firenze-Pisa.

La notizia è destituita di qualsiasi fondamento come ben sa il segretario Letta». Esclusa Rosa Maria Di Giorgi: «Disegno rancoroso che non fa certo onore al Pd e che mi porta a riflettere seriamente sulla mia appartenenza al partito».

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