Lo psicologo nella testa dei terroristi: "Soggetti ai margini in cerca di gloria"

Grazie al web l'Isis intercetta questi giovani senza mezzi pronti a tutto

Lo psicologo nella testa dei terroristi: "Soggetti ai margini in cerca di gloria"

La virtualizzazione dei rapporti sociali è una delle ragioni per cui non è difficile reclutare un giovane su internet. La facilità con cui i ragazzi abbandonano le loro vite virtuali per vivere una vita reale fa parte del desiderio, della «ricerca di un percorso di vita autentico». Qual è la ragione per cui migliaia di giovani si uniscono alla lotta armata? Akayed Ullah, l'attentatore di New York che si era fabbricato la bomba da solo, aveva solo 27 anni. Arrivato negli Usa nel 2011 con i genitori e i fratelli, secondo i vicini era «un uomo scontroso e chiuso». Scontroso e chiuso, appunto. E giovane. Un approccio diverso per spiegare il terrorismo e le sue radici può partire dalla psicoanalisi: perché, alla fine, uno psicoanalista non studia solo singoli individui; uno psicanalista «studia anche le turbe mentali della società e della storia».

Omar Bellicini, un giornalista italo-algerino esperto di comunicazione dell'Arma dei Carabinieri, e Luca Zoja, un famoso psicanalista analitico junghiano, nel libro «Nella mente di un terrorista» provano a ripercorrere le ragioni e vanno all'origine del male.

Il rapporto tra tecnologia e terrorismo è molto stretto. Ma quali sono i motivi? I giovani, spesso soli, trovano in internet un mezzo per riscoprire la socialità. E si ritrovano in «un estremo isolamento all'interno del proprio mondo mentale». Si tratta di ragazzi colpiti da quella che si chiama sindrome di ritiro, su cui (spiega Zoja) c'è tutto un campo di studi. Ci sono individui che fanno fatica a uscire dalle loro stanze e vivono in una realtà virtuale.

Zoja dice che «ci vogliono almeno otto secondi» per avere una reazione che possa includere una «componente morale». Una risposta ponderata richiede tempo. «La virtualità», invece, «riduce i filtri. Ci rende più vulnerabili alle suggestioni». Toglie spazio alla «componente umana e riflessiva» e offre «più spazio alla componente animale e istintiva».

«L'Isis cerca e intercetta» individui singoli, ai margini della società, persone che possono operare con «pochi mezzi e poco sforzo». Il terrorismo pesca in masse ricettive grazie a un vuoto di punti di riferimento. L'Isis, come scrive Bellicini, ha sfruttato questa vulnerabilità. «Ci troviamo - dice Zoja - di fronte a vite così prive di significato che necessitano di un momento di gloria». I filmati propagandistici destinati al web sono accattivanti e studiati. Le immagini e i contenuti di tipo visuale, confezionati dall'Isis, sono diventati «i videoclip di Dio». L'uso acritico dei social ha potenziato «le illusioni e di conseguenza le frustrazioni».

Ed è incredibile, quasi paradossale, che «la tecnologia» possa riuscire a «rafforzare gli arcaismi». Aiuta a creare una sorta di «immagine falsata della propria tradizione, che viene distorta e mitizzata». E la vicinanza con la terra di origine «resta sospesa, in favore di una illusoria permanenza virtuale».

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