Puigdemont è libero. E fa già il martire

"Il mondo mi sostiene, scarcerate i compagni prigionieri in Spagna"

Puigdemont è libero. E fa già il martire

Barcellona - Non può lasciare la Germania, dove sembra volere eleggere il suo nuovo domicilio in attesa di tempi migliori. E deve tenersi a disposizione delle autorità locali, firmando una volta a settimana in commissariato. Carles Puigdemont è stato graziato dall'ennesimo articolo di un codice penale a lui straniero: dopo quello belga, quello tedesco che non si concilia, almeno per un capo d'imputazione, la ribellione, con quello spagnolo. Ieri mattina alle 11.14, pagata di tasca sua la cauzione di 75 mila euro, ha lasciato il carcere-caserma di Neumünster da uomo in libertà condizionata. Accolto all'uscita in un trionfo di bandiere indipendentiste e coretti pro «Catalunya llibre» della folta delegazione dei partiti separatisti JxSì ed Erc (la Sinistra Repubblicana Catalana), il disobbediente ex giornalista, ex sindaco di Girona e rampollo di una storica famiglia di pasticceri-panettieri, ha pronunciato poche parole per affidare poi a Twitter una mitragliata di dettami per i suoi indefessi sostenitori.

«Chiedo l'immediata liberazione di tutti i compagni rinchiusi nelle prigioni spagnole», ha detto Puigdemont circondato dalla ressa di giornalisti, aggiungendo: «Sono una vergogna per l'Europa questi prigionieri politici e non ci sono più scuse per le autorità spagnole, devono intavolare un dialogo con quelle catalane per trovare una soluzione politica» (e non giuridica, ndr). Poi ha ricordato di avere ricevuto il sostegno da «tutto il mondo» in questi suoi tredici giorni di reclusione. Salutata la folla di separatisti e cameramen impazziti, Puigdemont si è infilato in auto alla volta di Berlino. Sarà ospite di un suo aficionado tedesco, leader di un partitino che chiede ufficialmente la separazione della Baviera. Nei prossimi giorni il Tribunale Superiore tedesco dovrà valutare se estradarlo in Spagna per il solo reato minore di «malversazione di denaro pubblico», o ridargli la piena libertà e ripassare la patata bollente all'Audencia Nacional.

Con buona pace del togato del Superiore spagnolo, Pablo Llarena, che l'ha rincorso, invano, tra le Fiandre e la Scandinavia col suo euro-ordine di arresto. Wolfgang Schomburg, il barbuto fiammingo avvocato di Puigdemont, ha detto che «i magistrati tedeschi non hanno avvalorato il delitto di ribellione né di alto tradimento perché nel loro ordinamento tali capi d'accusa includono la violenza che il mio cliente non ha commesso». Schomburg si è detto «fiducioso che la Germania non concederà l'estradizione».

Il 25 marzo, Puigdemont, spiato da un potente gps, installato dai servizi segreti spagnoli nel van che lo riportava da Helsinki verso la sicura Bruxelles, era stato raggiunto dall'ordine di Llarena appena varcata la frontiera con la Germania.

La magistratura tedesca aveva accolto il mandato di cattura spagnolo, sottoponendo al carcere preventivo il leader separatista, in attesa del parere dei giudici del tribunale dello Schleswig-Holstein che giovedì gli ha concesso la libertà condizionata. Ma Llarena già valuta un ricorso alla Corte europea per ottenere l'estradizione di Puigdemont.

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