Puigdemont si costituisce Ma per 60 giorni è al sicuro

L'ex president e quattro membri del governo catalano si consegnano alla polizia. Ora attesa per la convalida

Puigdemont si costituisce Ma per 60 giorni è al sicuro

Barcellona Il pezzo mancante del governo deposto della Generalitat, indagato dal Tribunale Supremo di Spagna, ricercato da un mandato d'arresto europeo, dopo la mancata comparizione davanti ai magistrati di Madrid, ieri alle 9 si è presentato volontariamente nel commissariato di rue Royale di Bruxelles per la notifica dell'ordinanza di custodia cautelare. L'ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont era in compagnia dei suoi quattro ex consiglieri, fuggiti con lui il 30 ottobre in Belgio, Antoni Comín (Salute), Clara Ponsatí (Istruzione), Lluís Puig (Cultura) e Meritxell Serret (Agricoltura) e i rispettivi legali.

L'ex governatore e gli ex quattro membri dell'esecutivo destituito, indagati in Spagna per ribellione, sedizione, disobbedienza all'autorità, prevaricazione e malversazione di denaro pubblico, dopo la notifica in commissariato, sono stati dichiarati in stato di fermo e condotti dalla polizia belga in Procura dal gip che li ha ascoltati singolarmente a porte chiuse. Entro le nove di oggi il giudice dovrà confermare o respingere il mandato d'arresto. E per l'ex president e i suoi, da oggi, potrebbero aprirsi tre differenti scenari: nessun arresto, perché il gip rifiuta l'ordine internazionale d'arresto e rilascia i fermati; arresto in carcere o manette con rilascio su cauzione.

Nel caso di arresto, il dossier dei cinque catalani passerà dalla Procura alla Camera di consiglio del Tribunale di prima istanza che ha 15 giorni per decidere sull'esecuzione del mandato. Tuttavia, c'è la possibilità di appellarsi alla decisione del Tribunale, e dunque Puigdemont e i suoi potranno rivolgersi alla Corte d'Appello di Bruxelles che, a sua volta, ha altri 15 giorni per decidere se accogliere o no l'eventuale ricorso. Esiste, però, la possibilità di arrivare al terzo e ultimo grado di giudizio, contestando anche la decisione della Corte d'Appello e attendere, così, il giudizio della Corte di Cassazione che, entro altri 15 giorni, dovrà pronunciarsi. A conti fatti, Puigdemont e i suoi hanno ancora 45 giorni da oggi per rimanere in una cella belga prima di un'eventuale estradizione in Spagna. Operazione che richiederà almeno 60 giorni. Ieri l'ex president ha pronunciato il suo panegirico sulla giustizia belga, definendola «una vera giustizia in cui confido pienamente».

E il Belgio mostra solidarietà ai catalani. Il vicepremier e ministro dell'Interno, Jan Jambon, esponente del partito fiammingo separatista, ha dichiarato che Madrid «è andata troppo oltre» nel rispondere alla sfida dei «cugini» indipendentisti catalani. Poi l'attacco alla Ue: «Mi sto chiedendo come uno Stato membro dell'Ue possa essere andato così oltre e mi chiedo se l'Europa abbia un'opinione a tale riguardo. Questo sta accadendo in un silenzio assordante».

E a Madrid dal Tribunale Supremo, della «giustizia non giusta», il togato Carmen Lamela - che ha firmato il mandato d'arresto europeo - ha aggiunto per l'ex president e i suoi un nuovo capo d'accusa: l'evasività che comporta un aggravio di altri 20 anni. Lamela giovedì ascolterà per la prima volta l'ex presidentessa del Parlament Carme Forcadell con 11 parlamentari, ancora a piede libero.

A Barcellona, intanto, si è nel pieno della formazione delle liste per le elezioni del 21 dicembre.

Secondo un sondaggio de La Vanguardia, il fronte indipendentista con una coalizione guidata da Puigdemont includendo i «prigionieri politici» potrebbe avvicinarsi alla maggioranza assoluta (68 seggi). I voti della Sinistra repubblicana (Erc) del detenuto Junqueras sommati al PDeCAT dell'ex president e ai consensi della Sinistra catalana (Cup), sarebbero 66.

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