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Pure Prodi vuole dialogare coi talebani: "Passo obbligato"

Anche l'ex presidente dell'Iri segue la via del dialogo con gli estremisti, già tracciata da Giuseppi nei giorni scorsi

Pure Prodi vuole dialogare coi talebani: "Passo obbligato"

Calare le brache dinanzi ai talebani ed avviare al più presto un costruttivo dialogo col nuovo governo che andrà ad instaurarsi in Afghanistan, questo in sintesi il concetto espresso da Romano Prodi.

L'ex presidente dell'Iri, pertanto, segue la linea tracciata da Giuseppi, che qualche giorno fa si era già detto disposto al confronto con gli estremisti, ricevento tra l'altro per questo pure la benedizione del redivivo Dibba. "Dobbiamo coltivare un serrato dialogo col nuovo regime che appare, quantomeno a parole, da alcuni segnali che vanno tutti compresi, assumere un atteggiamento abbastanza distensivo", aveva infatti dichiarato l'ex uomo dei Dpcm in seconda serata, creando qualche dissapore all'interno del Movimento. Anche il ministro degli esteri Di Maio si era visto costretto, dato il ruolo ricoperto, a replicare commentando che i talebani andrebbero giudicati "dalle loro azioni, non dalle parole".

Tanto il clamore suscitato che Conte, per cercare di uscirne pulito il più possibile, aveva dovuto correggere il tiro accusando tutti di aver strumentalizzato le sue parole per scopi politici:"È assolutamente necessario che tutta la comunità internazionale esprima una compatta pressione (ho inteso questo, quando nell’ambito di un più articolato ragionamento politico, ho parlato di “serrato dialogo”) sui talebani affinché siano costretti ad accettare condizioni e garanzie per il riconoscimento e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della popolazione".

Il rumore delle unghie sugli specchi pareva abbastanza fragoroso, ma ora a venire in soccorso alle idee giuseppiane è addirittura Romano Prodi. Una cosa che accomuna i ragionamenti dei due politici è l'assoluzione dell'alleato statunitense, principale responsabile dell'attuale situazione in Afghanistan, dopo la fuga improvvisa dal paese e le imbarazzanti parole pronunciate da Biden per giustificarla.

"Fallita l’opzione bellica ci resta infatti solo la via del dialogo, anche con paesi e organizzazioni politiche così lontane dalla nostra tradizione", scrive il cosiddetto "professore" sulle pagine de "Il Messaggero". "La presa di potere da parte dei talebani appare completa e, nel prevedibile futuro, senza alternative. Bisogna quindi tenerne conto e dedicare ogni nostra energia nell’evitare vendette e spargimenti di sangue, proteggendo, per quanto è possibile, almeno i diritti elementari di tutti i cittadini afghani". Diritti che, al momento, non sembrano essere in cima alla lista delle cose da fare del nuovo regime, aggiunge l'ex leader dell'Ulivo, che però propone la sua ricetta:"Solo una forte pressione internazionale, fondata su un comune interesse per una stabilizzazione dell’Afghanistan, può in qualche modo evitarne le più drammatiche conseguenze".

E allora via al dialogo coi talebani, che Prodi definisce un passo positivo, benedicendo gli sforzi che Draghi sta facendo per renderlo possibile in occasione del prossimo G20: "Una sede in cui, anche se non è il luogo ideale per prendere decisioni concrete, si può iniziare la ricerca di un compromesso fra tutti coloro che, per diverse ragioni, hanno interesse a non creare ulteriori tensioni in un’area così politicamente delicata. È infatti più facile iniziare un dialogo in questa sede così ampia che non in incontri diretti fra Paesi divisi da forti e crescenti contrasti".

Finalmente, almeno in conclusione, c'è un accenno alla gestione della vicenda da parte degli Usa, senza che ad esso segua, tuttavia, un affondo: "Il sentimento di sfiducia negli Stati Uniti tocca i Paesi europei che hanno sempre contato sulla protezione dell’Alleanza Atlantica e che sono costretti a prendere atto che la nato non è stata nemmeno consultata.

Questo problema, almeno per ora, riguarda solo le cancellerie ma diventerà sempre più importante in futuro", conclude.

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