Le purghe fanno vittime anche tra prof e imam

Più di 9mila arresti, quasi 50 mila impiegati pubblici puniti. Obama chiama Erdogan

Serena Sartini

In Turchia le purghe non finiscono più. Oltre alle 9.322 persone arrestate, in prevalenza militari e magistrati, sono 28.321 i dipendenti ministeriali turchi sollevati momentaneamente dal proprio ufficio e incarico, una cifra che si somma al ritiro di 21 mila abilitazioni all'insegnamento, per un totale di 49.321 dipendenti pubblici colpiti dalle purghe volute dal presidente Erdogan già all'indomani del tentativo di colpo di stato del 15 luglio. Sono tutti indistintamene accusati di avere legami con il miliardario e ideologo islamico Fetullah Gulen, ex alleato e dal 2012 acerrimo nemico proprio di Erdogan, che lo considera la mente del tentativo di golpe. Su di lui il governo turco ha inviato materiali elettronici agli Usa che l'amministrazione americana sta valutando, mentre ancora non è stata presentata una formale richiesta di estradizione. Il presidente Obama ha chiamato Erdogan ribadendo la condanna per il «putsch» e promettendo assistenza per le indagini.

Intanto a fare le spese della situazione sono anche i dipendenti della presidenza del consiglio turca, dove 257 funzionari sono stati licenziati e privati di documenti e badge. Tra i più colpiti il ministero dell'interno, dove 8.777 persone sono state allontanate dall'ufficio e private dell'incarico, tra queste 7.899 poliziotti, 614 ufficiali di gendarmeria, 30 prefetti e 47 responsabili di distretto. Il ministero della Pubblica Istruzione ha sospeso 15.200 insegnanti, ritirando la licenza ad altri 21 mila che lavorano nel settore privato, un totale di 36.200 insegnanti silurati. Sono invece 1.577 i rettori o i presidi di facoltà ai quali sono state chieste le dimissioni, 1.176 impiegati statali e 401 dipendenti di fondazioni universitarie private. Le epurazioni non hanno risparmiato il ministero delle Politiche sociali e familiari dove 393 tra funzionari e dipendenti sono stati silurati e neanche il direttorato degli Affari Religiosi, dove 3 muftì, 1 capo dipartimento, 1 consigliere sono tra i 492 che hanno perso il posto. Il premier Binali Yildirim ha poi annunciato la sospensione di 1.500 dipendenti del ministero delle entrate. Colpiti anche i servizi segreti governativi, il Mit, dove 100 ufficiali dell'intelligence hanno perso il posto, stessa sorte per 25 funzionari dell'Authority del mercato dell'Energia.

La rappresaglia contro gli oppositori sembra arrivata anche in Italia. A Modena alcuni giovani hanno appiccato il fuoco alle finestre del Centro di promozione culturale turco Milad, associazione vicina all'opposizione di Gulem. «Sabato notte, alcune persone hanno tentato di bruciare la nostra sede in via delle Suore - racconta al Giornale Bahar Turk, coordinatrice del progetto di promozione culturale Milad abbiamo subito chiamato i vigili del fuoco e la polizia. Il danno non è stato grave ma il gesto è da condannare fortemente. Il giorno dopo, cinque macchine con alcuni turchi che noi abbiamo riconosciuto, hanno urlato e rivolto parole minacciose nei nostri confronti. Abbiamo girato anche alcuni filmati come prova e denunciato l'aggressione e ora la polizia sta svolgendo le indagini. Non nascondiamo di avere paura».

L'associazione Milad, che in lingua turca significa «nascita», è sorta nel 2004 a Modena come Associazione educativa poi trasformatasi in centro interculturale, dove si svolgono corsi di lingua e doposcuola per bambini. Costituita da una decina di volontari turchi, «non ha scopi politici spiega Turk e non ha mai avuto rapporti né col governo né con alcun partito politico».

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