Coronavirus

Putin alza la guardia: "Qui va sempre peggio". I timori per il possibile collasso degli ospedali

La situazione non è più "sotto controllo". Ma il presidente annuncia "scenari difficili e straordinari". Restrizioni rigide a Mosca. Cala il consenso dello Zar

Putin alza la guardia: "Qui va sempre peggio". I timori per il possibile collasso degli ospedali

Cambio di narrazione: da situazione «sotto controllo» a «scenari difficili e straordinari», dall'invio di medici all'estero (come in Italia, dove il governo russo ha detto ieri di essere venuto «su richiesta diretta» del presidente del Consiglio Giuseppe Conte) al timore che il proprio sistema sanitario collassi. La Russia sta prendendo atto delle dimensioni che l'epidemia di coronavirus ha anche all'interno dei suoi confini. I numeri ufficiali, sebbene contenuti rispetto a quelli registrati altrove, sono in continua crescita - ieri i nuovi contagiati sono stati 2.774, portando il totale a circa 21mila positivi e 170 deceduti - e secondo il presidente Vladimir Putin non si è ancora raggiunto il picco. Nemmeno a Mosca, dove si concentrano i due terzi dei casi accertati.

«Abbiamo molti problemi, non abbiamo nulla di cui vantarci e decisamente non dobbiamo abbassare la guardia», ha detto il capo di Stato lunedì sera durante una videoconferenza con alcuni funzionari dell'esecutivo. «La situazione cambia quotidianamente, e sfortunatamente cambia in peggio», ha aggiunto Putin, citando non solo la crescita della curva dei contagi ma anche quella dei pazienti «con sintomi gravi». Motivo per cui ha sollecitato un rafforzamento degli ospedali del Paese che rischiano di non reggere la pressione di una pandemia, come ha confermato anche il dipartimento della Sanità moscovita. Putin ha ribadito gli stessi moniti ieri al vertice con gli altri leader dell'Unione economica eurasiatica, che comprende oltre alla Russia anche Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia. Parlando di nuovo della necessità di «misure straordinarie», Putin ha invitato gli omologhi a non interrompere i rapporti economici e a cooperare nella gestione della crisi, sebbene tra gli interlocutori ci fosse anche il presidente bielorusso Alexander Lukashenko che si è finora rifiutato di ammettere anche solo l'esistenza del virus.

A spingere per le restrizioni più rigide, in Russia, è soprattutto la città di Mosca, dove da due settimane è in vigore una serrata simile a quella italiana. Tra gli strumenti messi in campo dal sindaco della metropoli da 12 milioni di abitanti, Sergei Sobyanin, c'è il sistema di pass digitali in vigore da oggi per tutti gli spostamenti interni sia in auto sia sui mezzi pubblici. Nonostante il blocco del sito su cui richiedere l'autorizzazione, dovuto ai molti accessi simultanei, le autorità della capitale hanno detto di aver emesso 3,2 milioni di pass solo lunedì (salvo ritirarne poi 900mila ieri perché non compilate in modo corretto).

Arriva invece dai media un'altra notizia negativa per Putin. Secondo le rilevazioni dell'istituto indipendente Levada, per il terzo anno consecutivo il suo indice di gradimento è in calo al 29%, dopo aver toccato il picco (87%) in corrispondenza dell'annessione della Crimea nel 2014.

Secondo i media locali, tuttavia, la gestione dell'epidemia per il momento non c'entra: la discesa prosegue dalla riforma delle pensioni di due anni fa, aggravata dal periodo di stagnazione dell'economia.

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