Il Qatar è uno dei primi paesi del Golfo ad aver avviato una strategia di soft power negli anni 2000: già nel 2003 ad esempio, l’acquisto dell’attaccante argentino Gabriel Omar Batistuta da parte di un club di Doha, proietta il piccolo emirato nel contesto mediatico internazionale.
Poi arrivano altri eventi sportivi, come il gran premio di MotoGp, i giochi asiatici e, per ultimo, l’assegnazione dei mondiali di calcio del 2022, appuntamento per il quale il Qatar sta investendo miliardi di petrodollari. Una strategia, quella dell’emirato, volta a diffondere la propria influenza anche al di fuori della regione: non a caso è a Doha che ha sede Al Jazeera, il più importante network all news del mondo arabo divenuto famoso perché contrapposto all’americana Cnn durante la guerra in Afghanistan ed a cui Osama Bin Laden inviava i propri discorsi durante la latitanza.
Un soft power che non sempre nasconde fini meramente positivi: il Qatar è un paese in cui vige il wahabismo, forma molto conservatrice dell’Islam, ma Doha finanzia anche i Fratelli Musulmani. Su Al Jazeera viene dato spazio come predicatore all’imam Youssef al Qaradawi, colui che nel 2006 sostiene il dovere per i musulmani di conquistare Roma senza bombe bensì con proselitismo ed influenza culturale.
Di tutto questo l’occidente e soprattutto l’Italia sembrano non curarsi: gli affari tra Europa e Qatar sono molto fitti, tra petrolio e gas venduto nel vecchio continente ed investimenti di molte nostre aziende sulle sponde del golfo.
Il nostro paese poi, da anni ha un privilegiato rapporto con il Qatar: durante la passata legislatura, i contatti tra Roma e Doha si intensificano in tutti i campi. L’emirato acquista dall’Italia una commessa importante di mezzi militari, nostre imprese invece stanno costruendo la metropolitana leggera di Doha, oltre a partecipare ai lavori per gli stadi in vista del 2022.
Ma il Qatar in Italia non è impegnato solo negli affari: nel recente libro Qatar Papers, dove i giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot ricostruiscono i corposi investimenti della Qatar Charity in Europa, la fetta più grande di petrodollari cade in Italia. Per intenderci, la Qatar Charity è il fondo con il quale Doha finanzia moschee e centri culturali all’estero. Non proprio una circostanza da prendere sottogamba considerando, come detto all’inizio, il modello di Islam propagandato dall’emirato.
E adesso, in questo contesto, si inserisce un’inedita partita tra Juventus e Roma con in mezzo i recenti casi che interessano le intercettazioni del magistrato Luca Palamara e l’ex ministro Luca Lotti.
A Doha, come scrive Dagospia, non hanno per niente preso bene l’emersione delle conversazioni secondo cui l’ex premier Matteo Renzi avrebbe fatto da emissario nel piccolo emirato per l’acquisto dell’A.S. Roma. Il governo qatariota, con in testa l’emiro Tamim Al Thani, è impegnato in questi mesi in un’operazione di pulizia dell’immagine del suo paese e dunque intercettazioni del genere agitano e non poco le acque del golfo.
L’emiro avrebbe dato ordine ai suoi diplomatici di smentire qualsiasi contatto recente con Renzi, affermando di non ricevere a Doha ex capi di governo. La presenza dell’ex premier e sindaco di Firenze in Qatar, trapela da una conversazione intercettata a Luca Palamara nell’ambito della recente inchiesta che interessa il magistrato e che scuote l’intero mondo della magistratura.
Che però il Qatar voglia una squadra in Serie A su cui investire è pure vero, proprio a proposito del soft power di Doha nel nostro paese. Impantanato nel progetto di costruzione del nuovo stadio, il presidente giallorosso Pallotta potrebbe anche vendere la società ed i petrodollari del Qatar farebbero gola.
Ma nel frattempo, anche la Juventus avrebbe cercato sponde lungo il golfo. Sempre su Dagospia, nei giorni scorsi trapela la notizia che il club bianconero sarebbe sommerso da una vera e propria montagna di debiti a cui si sta cercando rimedio. Da qui l’invio di emissari nel Qatar, con gli emiri pronti ad investire su un brand, come quello della Juve, certamente molto famoso in tutto il mondo. Ma la famiglia Agnelli non vuole rinunciare alla proprietà, sacrificio invece chiesto dagli Al Thani.
Questi ultimi metterebbero sul piatto un bel po’ di petrodollari a patto di avere la maggioranza del club, gli Agnelli invece vogliono solo dei soci, un po’ come accaduto in passato con Muammar Gheddafi ed il fondo di investimento libico. Ecco quindi che riprende quota l’ipotesi A.S. Roma, anche se la notizia delle intercettazioni potrebbe far desistere l’emiro Al Thani per via di un possibile (ed ulteriore) danno di immagine.
Di certo c’è che, alla base di questa situazione, vi è un Qatar che continua ad essere molto attivo in
Italia ed a trovare sponde in diverse forze politiche. Una notizia che, sul fronte della nostra politica estera ed in special modo sul dossier libico (dove Doha sostiene attivamente Al Sarraj), non può non avere ripercussioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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