Qualche cosa buona, ma troppi compromessi

Alla fine la manovra è venuta alla luce. La nuova bozza della legge di bilancio include ben 219 articoli e spazia negli ambiti più diversi: includendo qualche novità e numerose conferme

Qualche cosa buona, ma troppi compromessi

Alla fine la manovra è venuta alla luce. La nuova bozza della legge di bilancio include ben 219 articoli e spazia negli ambiti più diversi: includendo qualche novità e numerose conferme. Nelle ultime ore da parte di Palazzo Chigi s'è cercato di «blindare» il testo, per evitare una riapertura delle discussioni: perché su alcuni temi le varie forze politiche hanno espresso valutazioni divergenti.

Uno dei fronti di maggior conflitto anche per la sua valenza ideologica è stato quello del «reddito di cittadinanza», che ha visto una vivace contrapposizione tra i Cinquestelle e il centro-destra. Alla fine s'è imposta una soluzione di compromesso, che ha salvato la misura più simbolica del primo governo Conte, ma solo dopo una netta riformulazione. In effetti, dopo due proposte di lavoro rifiutate da quanti sono senza lavoro l'assegno statale dovrà essere tolto. La speranza è che tale misura, diversamente da quanto è successo finora, riesca a generare qualche occupato in più.

Un altro compromesso s'è avuto su Quota 100. Verrà infatti introdotta una nuova «eccezione» (stavolta si parla di quota 102, permettendo che vada in pensione chi ha almeno 64 anni e 38 di contributi), ma l'idea è a questo punto ci si dirigerà verso un sistema davvero contributivo, che assegni a ciascuno un pensione correlata con quanto è stato versato nel corso dei decenni.

Un tratto senza dubbio positivo della manovra è il taglio delle tasse per 8 miliardi di euro, ma anche qui non è chiaro se vi sarà il coraggio di ridimensionare la spesa pubblica. In effetti, pagare meno imposte ora, assistendo al tempo stesso a un aumento del debito pubblico, significa dirigersi verso imposte crescenti nei prossimi anni: per giunta a carico di chi neppure ha goduto degli odierni benefici. Una strategia liberale non vorrebbe solo meno tasse, ma anche e soprattutto meno uscite.

Per il resto, purtroppo continua la logica dei «bonus», che orientano le risorse dove non necessariamente si sarebbero dirette. Dinanzi all'ipotesi di poter riverniciare l'intera facciata del proprio condominio senza spendere un euro, sarebbe autolesionistico non farlo. Non è affatto detto, però, che quella sia la cosa più urgente e la più opportuna. Senza considerare che, per evitare frodi e abusi, è stato pure costruito un castello di regole di una complessità senza pari: un nuovo labirinto burocratico che sta già divorando una cospicua quantità di tempo e risorse.

Alla fine, il dato cruciale di questa legge di bilancio, a ogni modo, è che essa attesta come pure il governo Draghi quando abbandona l'Olimpo dei consessi internazionali e delle dichiarazioni retoriche si rivela per quello che è: un governo al 100% italiano, non diversamente da quelli che l'hanno preceduto, e che

quindi deve tenere in considerazione i gruppi d'interesse e le resistenze dei partiti, non riuscendo neppure a evitare quel tipo d'ingenua semplificazione che porta a far credere che aiuti, bonus e sussidi siano a costo zero.

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