Quando Disney tirò fuori un Topolino dal cilindro

Mickey Mouse compie 90 anni: esordì al cinema nel '28 e dagli anni Trenta diventò un fumetto

Quando Disney tirò fuori un Topolino dal cilindro

Le leggende narrano che Walt Disney, nel proprio narcisistico invasamento, le abbia tentate tutte per garantirsi l'immortalità. Destino difficile anche nelle favole, tanto da non strizzare l'occhio nemmeno a uno come lui che - rimanendo ai si dice - sarebbe stato favorevole perfino a criogenesi e ibernamento pur di averla vinta su quel cancro al polmone che se lo portò via a soli 65 anni. Nel 1966 gli studi per congelare i corpi, guarirli dal male e poi risvegliarli erano fantascienza. E lo sono anche oggi che l'eternità resta utopia. Eppure in quel lontanissimo 1928 - era il 18 novembre - Walter Elias, questo il nome del padre dei più noti cartoon, tirò fuori il coniglio dal cilindro. Pardon, il topo. E fu magia. Nacque in quel torno di tempo Mickey Mouse, un roditore in braghette rosse, un po' uomo e un po' saputello, ma sempre terribilmente simpatico, che camminava con Minnie, sua fotocopia in gonnella.

Nel regalare al mondo questo affascinante sospiro di carta, Disney non sbagliò il colpo e oggi Topolino continua a portarsi a spasso per le strisce le sue novanta primavere. In quell'autunno che avrebbe preceduto grandi depressioni e crisi economiche, il cinema aveva cominciato a parlare. E non era cosa da poco nemmeno per uno che, a dire il vero, quel topino lo aveva già plasmato a colpi di china ma non era andato poi granché lontano. Mancava qualcosa, insomma, a L'aereo impazzito e Topolino gaucho - ovvero il seguito - se pochi mesi prima avevano rubato ben poco tempo a spettatori che avevano tirato di lungo. Con l'occhio e con il passo. Insomma Mickey mouse non aveva conquistato nessuno.

Le settimane che divisero maggio da novembre ne trasformarono la sorte. Il topino era cresciuto quel tanto che bastava per farsi sentire. Sul grande schermo, il sonoro era arrivato nel '27, quando Il cantante di jazz di Al Jolson aveva lasciato esterrefatti gli spettatori. Ebbene, intuì Disney, era giunto il momento per dar voce a Topolino. E così fu. Steamboat Willy, ispirato a una comica di Buster Keaton, sulle prime sembrò ricalcarne gli insuccessi. Finché, in pellegrinaggio per Broadway, Walter Elias s'imbatte in un gestore che tentò l'azzardo. «Facciamolo parlare al pubblico». E quella sera nacque l'incantesimo. Un topino aveva rubato la scena a un coniglio, colpevole dei mille guai di Disney che perdendo i diritti dell'orecchiuto Oswald si era ritrovato solo.

Tutti i collaboratori l'avevano abbandonato, tranne uno - Ub Iwerks - che invece lo sostenne nel dare fiato a quel topo miracoloso. Il corto di soli sette minuti aprì la serata al Colony theatre di New York. E l'America imparò a impazzire. Charlie Chaplin, che di poesia e sorrisi amari se ne intendeva, volle un corto di Topolino in apertura di tutte le proiezioni di Luci della città.

In principio furono Mickey Mouse, Minnie e Gambadilegno su una barca. Poi le avventure si moltiplicarono. Si attualizzarono. E dagli anni Trenta il roditore più famoso del mondo traslocò sulla carta. In gennaio esordì negli States, in marzo in Italia. In novant'anni ne ha fatte di tutti i colori e non ha ancora smesso. Ma soprattutto ha regalato l'immortalità a Walt Disney.

Le mostre. A Desenzano Mickey 90 - L'Arte di un sogno aperta fino al 10 febbraio 2019 al Castello.

A New York Mickey: The true original exhibition è visitabile dal 18 novembre al 10 febbraio 2019.

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