Roma Fare opposizione è facile, governare è difficile. Può sembrare un luogo comune. Ma Roma non è un «luogo comune». Nemmeno per il Movimento Cinque Stelle.
Prima dell'insediamento di Virginia Raggi al Campidoglio, Beppe Grillo e gli esponenti romani del Movimento Cinque Stelle erano scatenati. Cassonetti pieni, degrado, trasporto pubblico, sempre al centro dei pensieri. Il 9 febbraio del 2016 sul blog di Grillo c'è un post dal titolo Il piano M5S per Roma, con allegato un video di Alessandro Di Battista. Si legge: «A pagare, come sempre, sono i cittadini, in questo caso i romani. Pagano con una città lasciata allo sbando dal Partito democratico e da Ignazio Marino, pagano con i danni di Mafia Capitale e gli affari stretti dalla vecchia classe politica con il sodalizio di Buzzi e Carminati». E i mezzi pubblici: «Uscire di casa per andare al lavoro al mattino è un azzardo, una scommessa: parti e non sai mai quando arrivi, non sai se passerà l'autobus o se la metro subirà un altro guasto». Peccato che l'ultimo dei guasti della metro, alla stazione Ottaviano sulla linea A, sia del 27 dicembre scorso.
Poi c'è Virginia Raggi. Il 4 agosto del 2015 su Facebook attaccava l'allora assessore alla mobilità Stefano Esposito del Pd: «Subito la caduta degli assessori part-time, ecco come non lavorano». Superfluo parlare della girandola di assessori nella giunta Raggi da giugno ad oggi.
E che dire del blog di Grillo che il 10 giugno 2015 tuonava contro «il nuovo campo profughi alla Stazione Tiburtina di Roma». Stessa situazione quest'anno, quando tra ottobre e novembre circa 200 profughi si sono accampati sulle pensiline della stazione dopo lo sgombero del centro Baobab del 30 settembre.
Arriviamo al 2013, il 28 dicembre l'ex capogruppo alla Camera Federico D'Inca esultava per la decadenza del decreto Salva-Roma: «È una delle più grandi vittorie perché questo decreto era il decreto Salva casta». Peccato che l'attuale assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, ospite a Otto e mezzo su La7 lo scorso 22 dicembre, oggi chieda proprio l'intervento del governo: «Se Gentiloni non ci dà i soldi, chiudiamo la metro».
Ci sono poi le festività natalizie. Durante le feste di Natale del 2015, esattamente il 30 dicembre, ecco cosa scriveva il capogruppo in Consiglio comunale Enrico Stefàno: «Anche quest'anno mi arrivano segnalazioni di turni ancora non pianificati nei depositi e nelle rimesse, quindi di fatto ancora nessuno sa da dove dovrà partire, a che ora e con quale mezzo». E concludeva: «Spezzare il legame tra politica e sindacati in Atac».
Peccato che anche quest'anno, dopo un accordo proprio con i sindacati, non è assicurato il servizio a pieno regime di metro e bus durante le feste. E pensare che Daniele Frongia, braccio destro della Raggi, il 26 dicembre del 2015 parlava di «turisti e romani a piedi a Natale». Con una promessa: «Dal 2016 si cambia registro». Non resta che avere fiducia nel 2017.
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