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"Quanti processi a rischio. Serve una vera riforma su intercettazioni e trojan"

L'allarme dell'esperto: "Brogliacci manipolabili senza una corretta documentazione degli audio"

"Quanti processi a rischio. Serve una vera riforma su intercettazioni e trojan"

«Con i trojan è stata fatta carne da macello e sono state violate innumerevoli norme processuali, che rendono tutt'altro che genuine quelle acquisizioni, che non potranno che essere dichiarate inutilizzabili». Per anni Gioacchino Genchi è stato considerato (a torto) il grande orecchio delle Procure. Dicevano che aveva intercettato 350mila persone e che il suo archivio informatico fosse pieno di segreti. Doveva essere «il più grande scandalo della Repubblica». Ma Genchi non ha mai intercettato nessuno, si è sempre limitato ad analizzare, sempre dietro incarichi ufficiali, quelle svolte dalle forze dell'ordine. Incrociando i dati, le celle, i telefonini. Non il contenuto dei brogliacci. Ora che anche la Cassazione ha smontato queste balle Genchi si toglie qualche sassolino, puntando il dito contro le nuove tecniche di intercettazione: trojan, captatori che catturano a strascico tutto ciò che ascoltano. Con il rischio di manipolare la verità.

Le intercettazioni non servono più?

«Il modo di comunicare di ciascuno di noi è cambiato. Smartphone e tablet rendono necessario adattare le tecniche di indagine tradizionali. Così come lo sono state nel passato le intercettazioni telefoniche, le intercettazioni telematiche sono uno strumento fondamentale nelle indagini giudiziarie. Chi non vuole ammetterlo o è un ignorante, o è in mala fede e già solo per questo rappresenta un pericolo per la società».

Allora che cosa è cambiato?

«Il problema quindi non è captatore sì, captatore no. Il problema è il suo utilizzo indiscriminato e generalizzato che, per le sue peculiari caratteristiche di invasività, rischia di compromettere la segretezza delle comunicazioni - garantita dalla Costituzione - di soggetti esterni alle indagini».

Si ascolta anche chi non c'entra nulla?

«Con il captatore si possono acquisire le conversazioni di chiunque si trovi presente nei luoghi nei quali anche occasionalmente può essere utilizzato, o anche posato, uno smartphone».

Vabbé, ma la polizia giudiziaria

«Il problema dell'acquisizione indiscriminata e a strascico delle captazioni intercettive non può essere risolto delegando alla polizia giudiziaria - o ancora peggio ai tecnici delle ditte private che la coadiuvano - la facoltà di attaccare o staccare le registrazioni a piacimento o di non depositare le relative tracce audio».

Che rischi si corrono? Di alterare le conversazioni?

«L'aspetto più grave e più preoccupante riguarda la mancata e corretta documentazione delle captazioni, spesso registrate presso server di società private, che poi provvedono alla trasmissione dei pacchetti dei dati ai server delle procure, senza alcun controllo delle log delle registrazioni e dei pacchetti dei dati ricevuti dal captatore e di quelli poi trasmessi alle procure».

Non c'è controllo? Possibile?

«Le modalità tecniche utilizzate da diverse società di intercettazioni non consentono alcuna possibilità di verifica dei flussi intercettivi effettivamente captati e di quelli trasmessi, che in molte occasioni si prestano a parecchie discrasie. Il risultato è che la ricostruzione dei dialoghi fra due o più soggetti avviene a macchia di leopardo, inserendo e togliendo a piacimento degli operatori addetti alle captazioni intere parti di conversazioni, con il risultato che quella che poi viene depositata nei processi non è la verità del reale svolgersi degli eventi e dei dialoghi, ma la ricostruzione di veri e propri montaggi audio, spesso affidati a soggetti privati che non sono titolari di alcuna pubblica funzione e che pertanto, sfuggono al controllo degli stessi magistrati che autorizzano le intercettazioni. Veri e propri montaggi, quasi come si trattasse delle scene di un film»

Insomma, più che la realtà è una sceneggiatura

«I film lasciamoli ai registi. Le intercettazioni con cui si decide sulla libertà personale di esseri umani sono cose più serie e per questo devono essere eseguite in modo corretto, nel rispetto di tutte le cautele necessarie».

Possibile che fino a ora non se ne sia accorto nessuno?

«Su questo si dovrà pronunciare la Corte di Cassazione, posto che in talune di queste intercettazioni telematiche, è stata fatta carne da macello e sono state violate innumerevoli norme processuali, che rendono tutt'altro che genuine quelle acquisizioni, che non potranno che essere dichiarate inutilizzabili».

Come se ne esce?

«Serve un protocollo tecnico, una legge. Considerata la riserva costituzionale sulla materia. L'attivazione, l'esecuzione e la gestione delle intercettazioni telematiche debbono essere eseguite esclusivamente da organi dello Stato, sotto il diretto controllo dell'autorità giudiziaria. Attività di indagine così invasive, che incidono sulle libertà fondamentali dei cittadini, non possono essere delegate a dei tecnici che sfuggono ad ogni controllo e che, in troppe occasioni, hanno dimostrato di non offrire alcuna garanzia».

Altrimenti che rischi corriamo?

«Che con i captatori informatici, utilizzati senza alcun efficace controllo sulla effettività e sulla integrità delle captazioni intercettive, si possono potenzialmente attuare propositi criminosi ben più gravi di quelli che si assume di voler contrastare».

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