Quei 55 grillini "indigenti" che si aggrappano al seggio

Da reddito zero o quasi fino ai 100mila euro da onorevoli. Ecco perché non vogliono il voto. Altro che no alla casta...

Quei 55 grillini "indigenti" che si aggrappano al seggio

Per evitare il voto anticipato ci sono molte motivazioni più o meno valide. Alcune ideologiche, altre politiche, molte altre ancora meramente pratiche. C'è chi ha circa 100mila buone ragioni per arrivare alla scadenza naturale della legislatura. 100mila euro è infatti, spicciolo più, spicciolo meno, quanto incasserà ogni parlamentare da qui a febbraio 2018 tra stipendio base, indennità e assegno di fine legislatura. Mica male per tutti i Parlamentari. Un colpaccio per chi prima di arrivare nel dorato mondo di Palazzo uno stipendio proprio non ce l'aveva: gli onorevoli cittadini a Cinque stelle. Già proprio loro che il Palazzo, il denaro, i privilegi della casta li schifavano e dicevano, a parole, di volerli contrastare.

Sono ben 31 (3 dei quali già espulsi) i parlamentari del Movimento 5 stelle che per l'anno 2012, prima di diventare onorevoli cittadini, avevano presentato una dichiarazione dei redditi pari a zero. Almeno 50 nel complesso quelli mediamente a ridosso della soglia di indigenza. Gli altri, viaggiavano su emolumenti da poche migliaia di euro fino ad arrivare a normalissimi stipendi da comuni mortali. Comunque nulla a che vedere con gli odiati rappresentanti della casta di cui ora fanno parte a pienissimo titolo. Basta fare due conti in tasca agli adepti del guru di Genova. È tutto pubblico. Prendiamo alcuni dei big del Movimento, quei volti noti che troviamo ogni due per tre a pontificare in televisione su quanto sia ingiusta la società in cui viviamo e magari a propagandare un illusorio reddito di cittadinanza per dare un obolo a chi non fa nulla, senza mai specificare con che denari poterlo fare. Il vicepresidente della camera (e perenne candidato premier in pectore) Luigi Di Maio, ad esempio, nel 2012 ha consegnato una dichiarazione a zero euro. Oggi viaggia su uno stipendio annuale di oltre 99mila euro. Numeri molto simili per l'altra «punta di diamante» Alessandro Di Battista. Nel 2012, prima di occupare un comodo scranno a Montecitorio, il Dibba aveva dichiarato soltanto 3.176 euro di reddito annuale oltre a una partecipazione al 30% in una Srl, che lo vedeva anche nel consiglio di amministrazione. Oggi, anche per lui, 99mila euro in saccoccia ogni anno. Stesso stipendio attuale percepito da Roberto Fico, membro grillino della commissione di Vigilanza della Rai. Nel 2012 il suo redditto era zero, nulla, nada, nemmeno un euro.

Stessa musica anche tra gli onorevoli cittadini senatori con dichiarazioni in bianco presentate da Daniela Donno e Vilma Moronese mentre Vito Petrocelli nel 2012 aveva dichiarato addirittura un reddito complessivo negativo: meno 296 euro. Se l'ormai ex M5s Monica Casaletto dichiarava di essere a carico del coniuge, ci sono anche quelli con reddito risibile come Emanuele Cozzolino, che nel 2012 ha dichiarato soltanto 24 euro o Mirella Liuzzi che ne ha dichiarati 114.

Ma gli stipendi degli altri parlamentari ante seggio conquistato a colpi di clic in rete non erano certo esaltanti. Rimanendo nell'ambito dei big, l'ex capogruppo alla Camera Roberta Lombardi dichiarava 22mila euro all'anno, Carlo Sibilia (quello, per capirci, che tra le tante perle ha messo in discussione la veridicità dello sbarco sulla luna) ne dichiarava 19mila. Angelo Tofalo 13mila, Riccardo Nuti 27mila, Carla Ruocco 26mila. Anche al Senato, nonostante l'età media sia forzatamente superiore, le dichiarazioni pre incarico non brillano. Michele Giarrusso dichiarò solo 9.800 euro annui, Paola Taverna 16 mila, Vito Crimi 23mila, Carlo Martelli addirittura 2800.

Se per i cristiani la storia si divide in avanti Cristo e dopo Cristo, per moltissimi 5 stelle la vita recente si divide in avanti Beppe e dopo Beppe, il benefattore che li ha presi dal nulla portandoli agli onori della politica. Ma soprattutto facendoli volare da reddito zero, o quasi, fino ai circa 100mila euro ogni anno. Un'impennata fantastica che vale il primo premio alla lotteria del paesino di Sant'Ilario.

Mediamente lo stipendio di un parlamentare si aggira sui 13mila euro netti al mese (tralasciando le eventuali restituzioni previste dai contratti interni nel Movimento). Arrivando al voto a normale scadenza di legislatura, cioè intorno a febbraio 2018, ci sono altri 6 mesi di stipendio assicurati per un totale approssimativo di circa 100mila euro puliti.

Chi glielo fa fare di rincorrere le urne? Considerato che il dopo poltrona è un punto interrogativo (non a caso in molti tra i 5 stelle stanno pressando perché venga abolito il limite al secondo mandato) mettersi da parte un gruzzoletto in più non fa certo male. Bisogna pensare al futuro. Alla faccia della maledetta casta e dei suoi sporchi (una volta) privilegi.

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