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Quei cachet ridotti un'occasione per cercare idee e volti nuovi

Non tutti condividono il timore di effetti sulla competitività dell'azienda. E se finalmente tornasse a fare servizio pubblico?

Quei cachet ridotti un'occasione per cercare idee e volti nuovi

Roma E ora, senza compensi d'oro e senza star del video, che Rai sarà quella del futuro? Che Rai sarà quella che dall'austerity dovrà trarre opportunità di nuovo ingegno o recuperare un'antica creatività?

Per l'azienda di Stato il taglio dei ricchi contratti a vip dell'informazione-spettacolo, conduttori come Vespa, Fazio, Annunziata, Conti, Clerici, Insinna o Giletti, potrebbe essere un'occasione di rinascita, chissà. Libera dagli imperativi del mercato, sganciata dagli obblighi di competizione, fuori dalla conformità globalizzante, potrebbe recuperare la sua missione di servizio pubblico, che oltre a divertire, intrattenere e informare dovrebbe servire a formare il cittadino del domani, alla luce dei valori nazionali. Pretesa eccessiva?

Vedremo se il fatto di non potersi più accaparrare, a suon di compensi costosissimi, anchorman di grido e artisti viziati, indurrà i piani alti di Viale Mazzini a spremersi le meningi per fare qualcosa di nuovo, magari come si faceva una volta, quando grandi nomi venivano ugualmente coinvolti nelle produzioni Rai, più che per denaro per un progetto appunto di servizio alla comunità.

Ma ci sarà, poi, la grande fuga, la catastrofe annunciata?

Per Arturo Diaconale, membro del Cda Rai, non è affatto scontata, perché oggi la concorrenza non è così agguerrita. «Magari 4-5 nomi importanti potrebbero trovare spazio su altre reti, ma il resto dove va, con la crisi che crea problemi ovunque? Insegna il caso Baudo, che quando ha lasciato la Rai per andare a Mediaset ha perso metà degli ascolti e anche il caso Crozza, che se n'è andato da La7 per una nuova rete ma ha visto crollare la sua audience. Se stai su Rai1 hai in dote, comunque, una quota di ascolti e chi ha costruito la sua fortuna come personaggio della tv pubblica non è proprio detto che se la porti dietro». Il mercato, poi, può anche cambiare e ci potrebbe essere «un effetto calmierante», le cifre dei contratti essere controllate, le offerte diverse molto limitate.

Insomma, la scommessa per la Rai si riassume nella capacità di puntare sulla qualità e inventare format nuovi, magari scoprire e valorizzare talenti emergenti, invece di andare sempre sul sicuro. In poche parole, farsi venire idee, lanciare un modo diverso di fare tv e radio fuori dai vecchi schemi. E anche riscoprire un modo diverso di arruolare i presonaggi.

Una missione che sembra perduta in questi anni in cui la ricorsa dei concorrenti e la la spinta ad uniformarsi ad un modello già sperimentato ha portato ad un avvilente appiattimento.

«Adesso - continua Diaconale- tutto è da verificare, bisognerà vedere che effetti avrà il nuovo sistema. D'altronde, il legislatore ha fortemente voluto questa svolta, a tutti i costi».

Una scossa, questa legge, può darla alla Rai.

Bisognerà vedere se assomiglierà più a una scarica rianimante o ad un colpo mortale.

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