Capiamoci bene: non c'è nulla di più serio delle cose facete. E quindi, qui, si parla di cose serissime. Domenica a Berlino si è svolto un importante G7. Dove G sta per gruppo ma sottintende anche che sono i più «grandi». Fin qui siamo alle cose facete, ora passiamo a quelle serie. Vedendo le immagini dei capi di Stato c'è un particolare microscopico che giganteggia: erano tutti scravattati. Tutti. Da Macron a Boris Johnson passando per Draghi. Può essere un caso? Noi, minuscoli cittadini, che al massimo siamo invitati a un abbondante aperitivo e non a un grande summit per sette, ci premuriamo di stringerci al collo quell'isola felice di tessuto che colora il nostro abbigliamento (sia stramaledetto chi parla di outfit), lo adorna e lo personalizza. Per pudore, eleganza, vanità o anche, semplicemente, rispetto. Infatti domenica, i sette leader, sono arrivati tutti opportunamente paludati e avvolti nelle loro fruscianti cravatte. Salvo poi liberare i colli per le photo opportunity. Come dei tardivi sessantottini, che vedono nella cravatta una ghigliottina borghese pronta a decapitare chi la indossa e non una possibilità di esprimere il proprio gusto. O, peggio ancora, quelle femministe che vi intravedono una pericolosa freccia che punta verso gli organi genitali maschili. Roba da Tso. Probabilmente lo hanno fatto, con meno originalità, per seguire il precetto gretino e cretino che impone condizionatori spenti e meno vestiti per salvare il mondo dalla catastrofe ambientale. Epperò c'è anche una catastrofe estetica da evitare, nell'immediato. E io non voglio vedere Macron in canottiera e BoJo in mutande, mentre discutono delle sorti di un mondo che non si salverà certamente grazie a una giacca e una cravatta in meno. A questo punto che organizzino il G7 in un campo nudista e facciamo prima. La forma non sarà sostanza, l'abito non farà il monaco e potremmo continuare a passeggiare a lungo tra questi luoghi comuni. Ma quei colli nudi vanno bene in pizzeria o in vacanza, non a un summit mondiale. Il populismo ha già finito la sua parabola in politica, figuriamoci negli armadi.
Ma, d'altronde, i centri delle metropoli sono invasi di persone impiccate, per lavoro, loro malgrado, a quel lembo di tessuto che non vorrebbero assolutamente indossare. Con loro solidarizziamo (con le cravatte più che altro, tristemente mortificate) con i grandi della terra molto meno. Una cravatta in meno non salva il mondo, ma una in più mette al riparo il buon gusto.
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