Quei messaggi con Boeri per arruolare il pm Greco

L'obiettivo del sindaco e dell'archistar era tenersi buona la Procura. Tra i due ci sono oltre 2mila whatsapp tra il 2017 e il 2023

Quei messaggi con Boeri per arruolare il pm Greco
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Portiamo dalla nostra parte anche la Procura della Repubblica. Tra i piani di Stefano Boeri e Beppe Sala finiti al centro dell'inchiesta milanese sull'Urbanistica ci sono anche i messaggi in cui l'archistar e il sindaco puntano a arruolare nella loro "task force" anche il Procuratore capo dell'epoca a Milano, Francesco Greco. Che, stando ai messaggi di Boeri, alla fine si defila, dichiarandosi disponibile a cooperare senza apparire e offrendosi di indicare qualche altro magistrato in grado di fare da "consigliere" al sindaco. Ma è un passaggio che sembra confermare uno dei tratti distintivi della gestione di Sala sia dell'Expo che poi del Comune: la ricerca del quieto vivere con la magistratura. Una ricerca andata a lungo a buon fine.

Che il rapporto diretto tra Sala e Boeri sia ora uno dei punti chiave della inchiesta che li vede entrambi indagati è dimostrato da una scelta precisa compiuta dagli inquirenti: che dopo avere sequestrato il telefono di Boeri hanno ordinato alla Guardia di finanza di estrapolare con un software apposito della Cellebrite tutti i messaggi di whatsapp scambiati tra l'architetto e Sala. È così che saltano fuori i 2.190 messaggi che con una intensità impressionante i due si scambiano tra il 2017 e il 2023, e che raccontano di un rapporto anomalo, a volte quasi di sudditanza, del sindaco verso Boeri, che si muove un po' da consigliere, un po' da sindaco ombra. E in mezzo ai tanti messaggi (compresi quelli goliardici, "viva l'Inter e la figa") ci sono anche quelli che riguardano la Procura.

Siamo nella primavera 2020, quando Sala già si prepara alla campagna elettorale per la riconferma a sindaco (che otterrà l'anno dopo). Il 12 aprile alle 18,17 Boeri scrive a Sala: "Con amici come Enzo Manes e Francesco Greco ci chiedevamo se non può esserti utile una piccola task force pragmatica per fase B idee concrete e fattibili su giustizia, sanità traffico, cultura sport eccetera in coerenza con Colao e in giusta autonomia da regione, può anche essere una rete più vasta con pochi coordinatori". Sala: "È il momento di farla, entro fine settimana decido grazie. Ma secondo te, Greco si metterebbe in prima persona? Perché è difficile tenere riservata una cosa del genere e forse non avrebbe nemmeno senso". Boeri: "Mi ha chiamato ieri dando sua disponibilità. Direi proprio di sì, ma se pensi poi di coinvolgerlo glielo chiedo". E arriva la risposta: "Greco dice che c'è su consigli su giustizia e gestione palazzo, ma non in forma pubblica e che se ti serve pensa a chi può dare mano da uffici giudiziari. Nel senso che partecipa in prima persona, incontro con task force, ma non ne fa parte".

È un passaggio importante, per gli inquirenti attuali, perché racconta la passione di Sala per i buoni rapporti con la magistratura. E che richiama inevitabilmente alla memoria quanto avvenne nel 2015, quando l'attuale sindaco era alla testa di Expo, l'esposizione universale divenuta il suo trampolino di lancio in politica. Sala, intervenuto per salvare Expo che era in grave ritardo, riuscì a portare a termine la missione anche grazie all'assenza di grane giudiziarie, e di questo il presidente del Consiglio Matteo Renzi diede atto ai pm milanesi ringraziandoli per la loro "sensibilità istituzionale".

Le rogne giudiziarie per Sala arrivarono dopo, a esposizione ormai conclusa, quando era già da alcuni mesi a Palazzo Marino: e anche lì la Procura aveva deciso di non coinvolgerlo ("questo non ci interessa", disse il procuratore aggiunto Robledo a un teste che lo tirava in ballo); fu la Procura generale, dopo avere avocato l'inchiesta, a incriminarlo per falso ideologico e a ottenere la sua condanna a sei mesi di carcere in primo grado. Poi arrivò il processo d'appello, ma ormai erano passati gli anni, il reato venne dichiarato prescritto e Sala poté restare al suo posto. Fino ad oggi.

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