«Favorisca i documenti», gli chiesero una decina di giorni fa i vigili serenissimi; e lui, con altrettanta, serenissima, faccia tosta, rispose: «Non li ho». Del resto non si è mai visto un rivoluzionario street artist con la carta d'identità nel portafoglio, manco si trattasse di un banale impiegato al Catasto. Se poi il graffitaro in questione si favoleggia sia nientepocodimenoché Banksy, allora è probabile che nelle tasche del misterioso tizio col cappellaccio abbassato sulla fronte poteva esserci, al massimo, una bomboletta spray di colore. Nel dubbio, comunque, gli agenti lo lasciarono andare, senza neppure elevare «regolare contravvenzione».
Ma - se pur non castigato finanziariamente - la maledizione del presunto si è avverata: una delle mega navi - simili a quelle il super-celebrato artista britannico aveva provocatoriamente immortalato sulle tele esposte in laguna - ha fatto patatrac sul molo provocando il disastro che tutti sappiamo.
L'eroe di Bristol (ammesso e non concesso che sia proprio di lì e non, chesso' io, di Pizzighettone) ha doti di preveggenza oltre a contare su un ufficio di pubbliche relazioni senza pari al mondo? Probabilmente sì, considerato che l'obiettivo del vernissage veneziano di Banksy (o di chi per lui) era proprio quello di evidenziare la pericolosità del transito a ridosso di piazza San Marco dei bisonti crocieristici.
Una tesi pienamente condivisa da un altro artista, questa volta di casa nostra e che al pennello preferisce la macchina fotografica: Gianni Berengo Gardini.
Risale infatti a quattro anni fa la sua mostra veneziana dedicata alle navi da crociera padrone del canale della Giudecca e che, con la loro stazza, davano la sensazione di «entrare direttamente nel cuore della città». Solo un'illusione ottica? Mica tanto...
Leggenda vuole che il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, avesse cercato di fare slittare la mostra per affiancare le foto di Berengo Gardin alle immagini del progetto di una via alternativa per fare entrare le grandi navi in città, il canale Vittorio Emanuele (progetto Tresse Est); «Fallito il tentativo - ricostruisce Il Giornale di Brescia -, Brugnano aveva comunque impedito l'utilizzo di Palazzo Ducale accusando pure il fotografo di avere usato teleobiettivi particolari per creare effetti artificiosi».
Replicò il fotografo: «Ho addirittura dovuto utilizzare dei grandangoli, perché le navi erano così grandi che non entravano nel mirino della macchina».Alla compagna «No Grandi Navi» ha aderito anche Adriano Celentano. Seguì una lunga pausa. Di riflessione.
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