Quei nostri amici a 4 zampe pignorati come fossero oggetti

Una legge assurda: lo Stato per recuperare i suoi crediti batte all'asta anche cani e gatti di proprietà di cittadini morosi

Quei nostri amici a 4 zampe pignorati come fossero oggetti

In Friuli, venti cuccioli di cane, ancora con i dentini di latte, sono stati venduti «col martelletto». A Parma, Astra e Lara, due meticce di pastore tedesco, sorelline di circa un anno, sono state messe all'asta dall'Istituto vendite giudiziarie, perché i loro padroni sono falliti o hanno debiti che non riescono a pagare. La base d'asta, 300 euro. Stessa valutazione per due bassotti e due volpini, pignorati ai rispettivi proprietari, caduti in disgrazia due volte: per i debiti e per la perdita degli amici a quattro zampe.

Questa è la brutta faccia della medaglia di una legge assurda, vetusta, antiquata e ingiusta. Che considera cani e gatti o cavalli come oggetti. È contenuta nel codice civile e paragona gli animali di affezione a semplici cose, persino di serie b. Già, perché mentre sono oggetti inviolabili le onorificenze, gli utensili della cucina, il letto e la fede nuziale, il cane può diventare oggetto di scambio come fosse una lampada da salotto.

Lo sa bene Cryo, un cucciolone corso di un anno e mezzo che è stato inserito nell'elenco dei beni da sequestrare assieme ad un tavolino e ad un computer. E la sua allevatrice, caduta in disgrazia per debiti, è andata su tutte le furie. Ma la legge è legge, anche se miope. E così alla prima asta giudiziaria, Cryo è stato esibito al pubblico come un soprammobile ma nessuno ha fatto un'offerta per il bel molosso protagonista di questa rocambolesca vicenda.

Per fortuna sono in molti a ribellarsi di fronte a tanta crudeltà. A cominciare dall'Ente nazionale per la protezione animali che ha lanciato un appello per impedire che incolpevoli cani e gatti vengano separati con la forza dai loro padroni per ripagarne i debiti.

La battaglia dell'Enpa è rivolta direttamente al Parlamento perché risolva una volta per tutte la questione. «Ora basta mettere in vendita animali d'affezione - spiega la presidente dell'Enpa di Parma Lella Gialdi -. L'ex articolo 727 del codice penale li equipara alle persone per quanto riguarda i maltrattamenti ed il diritto alla vita, ma il codice civile ancora li considera semplicemente dei beni materiali. È un contrasto che va risolto al più presto. Per alcune persone i cani sono come i figli: provate a pensare se in futuro mettessero in vendita i vostri bambini».

Il paragone non è azzardato: per molti proprietari di cani e gatti, il proprio animale è a tutti gli effetti un «bambino peloso».

Per questo motivo le petizioni si stanno moltiplicando sul web, mentre una proposta di legge che stralcia gli animali dalle cose da pignorare, è già depositata alla Commissione giustizia della Camera.

Si spera che anche i politici, di tutti i colori, facciano la loro parte e approvino una modifica al codice civile che si potrebbe cambiare in meno di una settimana. E sarebbe in sintonia con le altre norme a tutela degli animali che non sono considerati cose. All'estero, del resto, in Austria e Germania, esiste un divieto esplicito di pignorare gli animali.

Ed ecco l'elenco dei beni non pignorabili

vigente in Svizzera: abiti, effetti personali, utensili di casa, mobili o altri oggetti, in quanto indispensabili a garantire una qualità minima di vita; gli animali domestici non tenuti a scopo patrimoniale o lucrativo.

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