
Una spedizione punitiva organizzata a tavolino da antagonisti di tutta Europa, riuniti sotto la sigla Hammerbande, per dare "una lezione" ai militanti dell'ultradestra ungherese in occasione della loro adunata annuale, la "Giornata dell'Onore". È questo il contesto dove avvengono le violenze che la magistratura ungherese addebita a Ilaria Salis, arrestata quasi in flagrante nel febbraio 2023 a Budapest, e liberata quindici mesi dopo solo in seguito alla sua elezione all'europarlamento. Altri compagni di Ilaria sono stati meno fortunati. Maja T., tedesca in attesa di cambio sesso, è stata consegnata da Berlino agli ungheresi, mentre il tedesco Tobias Edelhoff, anche lui catturato al termine degli scontri, è rimasto a lungo in carcere. Si sono salvati grazie alla mancata estradizione da parte dei tribunali di Milano e Parigi due partecipanti alla spedizione, gli italiani Gabriele Marchesi e Rixhino "Gino" Alzaj.
Nella ricostruzione della Procura di Budapest, i pestaggi avvenuti tra il 9 e l'11 febbraio 2023 sono frutto di un piano preordinato da tempo all'insegna della "caccia al fascista", cui il gruppone di Hammerbande si presenta attrezzato a dovere. A dare vita ad Hammerbande, d'altronde, è stata l'ala dura di Antifa, il network continentale di militanti dell'ultrasinistra. Anche la Salis risulta legata ad Antifa attraverso i centri sociali che frequenta sia a Monza che a Milano, e arriva a Budapest pronta a ogni evenienza, con un manganello retrattile che le verrà trovato addosso al momento dell'arresto; "lo portava per autodifesa", spiegherà in seguito il padre, anche se lo stesso tipo di strumento è utilizzato spesso per i pestaggi anche dagli altri della Hammerbande, e una delle vittime racconterà al Giornale di essere stata colpita proprio con i manganelli retrattili. Nella capitale magiara il gruppo degli Antifa si muove sotto un'unica regia, coordinata da un'applicazione darknet non intercettabile e sul campo da alcuni militanti con funzione di avvistatori. Vengono colpiti, con conseguenze più o meno gravi, cinque presunti militanti dell'ultradestra: in realtà una delle vittime è un tabaccaio che passa per caso e pare che avesse l'unica colpa di portare abiti militari.
Alla Salis, catturata mentre cercava di allontanarsi insieme a Edelhoff dal luogo degli scontri, l'inchiesta addebita la partecipazione diretta in due degli agguati e il concorso morale in un terzo, perché al momento delle prime due aggressioni non era ancora sbarcata a Budapest. Era presente invece in piazza Gazdagreti alle 12,25 del 10 febbraio quando viene preso di mira T.Z., il tabaccaio che non risulta avere legami con l'ultradestra, cui vengono inferte profonde ferite: la Salis e un'altra militante sono secondo i pm le due giovani donne ritratte in un video che tengono T.Z. per le ginocchia mentre viene colpito alla testa. È uno dei pestaggi più brutali, nei giorni successivi le immagini del cranio di T.Z. attraversato dai punti di sutura fa il giro del web, a sostegno delle accuse di tentato omicidio e lesioni per cui vengono fermati in taxi la Salis e Edelhoff. Sempre secondo l'accusa, è presente anche quando in via Bank e in via Miko gli Hammerbande entrano in azione, stavolta ad andarci di mezzo sono effettivamente militanti di destra. Una delle vittime. il musicista L.D., racconterà di essere stato aggredito dal gruppo della Salis a sangue freddo e alle spalle mentre tornava a casa con la fidanzata dopo un concerto: "Purtroppo ho subito lesioni molto gravi.
Mi hanno rotto lo zigomo e oggi - ad oltre un anno dall'aggressione - tutto il lato sinistro della mia faccia risulta paralizzato e completamente insensibile. Insomma me la sono cavata, ma ad un anno di distanza non mi sono ancora ristabilito. E probabilmente mi porterò dietro alcune conseguenze per tutta la vita".