Nel giorno in cui qualcuno si aspettava una deflagrazione dalle parti di Forza Italia, Giovanni Toti sceglie di chiudere la sua convention al Brancaccio di Roma senza alzare troppo i toni. Certo, il governatore della Liguria conferma la sua intenzione di andare avanti con le primarie del centrodestra. E affonda a più riprese contro la dirigenza azzurra che «ha fatto finta di niente» e «non ha posto alcun rimedio al declino del partito». Parole che ovviamente non passano inosservate. Non solo tra i molti big di Forza Italia, che rinfacciano a Toti di aver giocato con un piede fuori dal partito praticamentefino a ieri.Ma anche a villa Certosa, dove Silvio Berlusconi si sta concedendo qualche giorno nel suo buen retiro. Non c’è stato alcun attacco al leader, è vero. Ma, di fatto, Forza Italia e Berlusconi sono la stessa cosa. Nel complesso, però, il termometro della giornata resta sotto la soglia di sicurezza. E rimanda ai mesi a venire il redde rationem tra le diverse anime azzurre, su cui la kermesse di ieri produrrà certamente strascichi importanti e dolorosi. È lo stesso Toti, infatti, a dare un timing al processo di rilancio di Forza Italia. «Avremo la nostra rivoluzione d’ottobre, è un buon mese per le rivoluzioni…», spiega dal palco del Brancaccio. Come a dire che il confronto sulle regole interne (martedì è già in programma una riunione) ha nella testa del governatore ligure una dead line. Ottobre, appunto. Dopodiché sarà inevitabile che si arrivi alla resa dei conti tra Toti e il resto del partito. D’altra parte, la finestra elettorale di settembre si va ormai chiudendo e dunque c’è tempo per ragionare con più calma e senza fretta. Considerazione, questa, che Toti ha condiviso con Matteo Salvini quando i due – venerdì della scorsa settimana – si sono incontrati a Genova per la demolizione del ponte Morandi. Che tra il coordinatore azzurro – nominato insieme a Mara Carfagna lo scorso 19 giugno – e il ministro dell’Interno ci sia un canale privilegiato non è certo un mistero. Al punto che in Forza Italia in molti gli imputano di essere stato sul punto di fare il salto della quaglia verso la Lega. La tentazione, forse, ci sarà anche stata. Di certo c’è che Salvini resta uno dei principali interlocutori di Toti. Anche perché in Liguria si vota già il prossimo anno e la sua ricandidatura passa inevitabilmente per il via libera del vicepremier leghista. Che avrebbe preferito candidare il fidato Edoardo Rixi, incappato però nella condanna per le spese pazze in Liguria che lo hanno costretto alle dimissioni da sottosegretario alle Infrastrutture. Insomma, ormai la strada di Toti verso la riconferma appare davvero in discesa. In questo schema, dunque, ci sta che i due si muovano di concerto. È anche a Toti, infatti, che guarda il leader della Lega nel caso ci sia da lanciare un’eventuale seconda gamba a cui possa appoggiarsi il Carroccio nel caso di ritorno alle urne. In verità, Salvini sul punto non pare avere certezze. Sia su quando si tornerà al voto, sia sul come andarci, visto che in privato non nasconde la tentazione di una corsa solitaria della Lega. Ma, come è giusto che sia, si tiene aperte tutte le opzioni. Di qui la frenata.
Perché se non si vota tra settembre e ottobre – e ormai è quasi certo – inutile affrettarsi né in una direzione né nell’altra. Insomma, niente strappi. Se ne riparlerà a ottobre. Quando, magari, lo scenario nazionale – con la legge di Bilancio in piena discussione – sarà meno incerto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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