Roma Forse sboccia l'amore, anche se un po' «a tempo». Così da non potersi propriamente parlare di nuova stagione della concertazione, come fu con Prodi. Il mandato pervenuto da Palazzo Chigi, si sa, è piuttosto quello di recuperare quanto più possibile il malcontento sociale. Quello delle pensioni, poi, è tra gli argomenti più spinosi per chiunque, figurarsi per Matteo Renzi. Al punto che il giovane premier ieri, proprio mentre entrava nel vivo la trattativa con i sindacati per i trattamenti previdenziali e la possibilità di anticiparli (a pagamento), dedicava un pensierino anche a chi «ha maturato molti anni ma non ha ancora i requisiti previsti dalla riforma Monti-Fornero». Dunque, i famosi «esodati» dimenticati dal peggiore ministro della storia potrebbero vedersi riconoscere un trattamento di favore: «nella legge di Stabilità ci saranno misure per agevolare loro la pensione», ha promesso Renzi.
Non è che l'ultima delle «attenzioni» particolari rivolte alle categorie che «servono» per conquistare consenso in vista del referendum. Lo stesso ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, insisteva ieri sul rebus delle «pensioni più basse», mentre quello del Lavoro, Giuliano Poletti, nonostante la buona volontà, non riusciva proprio a dare buoni segnali alla leader della Cgil, Susanna Camusso, e al presidente dell'Inps, Tito Boeri. Entrambi convinti che la partita pensionistica vada condita con il massimo dell'«equità», e dunque anche con il ricorso a misure straordinarie per i vitalizi d'oro, specie quelli dei politici (cosa che toglierebbe brodo di coltura anche al populismo grillino, negli auspici di Palazzo Chigi). E invece Poletti ieri ha dovuto ricordare che ci sono molte sentenze della Consulta, sia sulle pensioni più alte che sul prelievo di solidarietà, che impediscono di farlo. «Dobbiamo tener conto del panorama ed essere molto cauti», si è giustificato.
Ma insomma è chiaro che il governo è impegnato a testa bassa per concedere quanto possibile ai sindacati. In particolare alla Cgil, che nei giorni scorsi ha optato per una formula morbida, un «No» alla riforma Boschi senza grandi entusiasmi, né interventi diretti nei comitati, nonostante il corposo impegno del leader della Fiom, Maurizio Landini, e del vecchio capo della sinistra antagonista, Giorgio Cremaschi. Indicazione di massima che potrebbe alla fine essere sfumata fino alla vaporosità, in presenza di buon accordo sulle pensioni e nei prossimi rinnovi contrattuali.
Di «polpetta avvelenata» a proposito dell'anticipo pensionistico parla invece il Movimento Cinque stelle. «Invece di riformare alla radice la legge Fornero e consentire ai giovani di entrare e svecchiare il nostro sistema produttivo - è scritto in un documento dei parlamentari grillini -, il governo si concentra su meccanismi che lasciano in braghe di tela i futuri pensionati e che favoriscono la solita lobby di banche e assicurazioni. Incapaci di tagliare le pensioni d'oro e i vitalizi dei soliti privilegiati, i partiti sanno sempre come fare cassa quando si tratta di previdenza: la soluzione è bastonare i normali cittadini».
Parere negativo anche dalla Lega, che con il leader Matteo Salvini vede chiara la liaison tra governo e sindacati, «uniti per dare ai lavoratori l'ennesima fregatura: per andare in pensione prima di quanto previsto dall'infame legge Fornero, si dovrà sottoscrivere un prestito ventennale con una banca, che arriverà a costare al pensionato fino a 200 euro al mese. Una truffa! Chiedere un prestito per riavere i propri soldi versati allo Stato».RooS
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