Cronache

Quelle 2.500 imprese fantasma che usano i poveri per evadere

Così usano i poveri per evadere. Nell'elenco delle sedi legali c'è persino una strada che non esiste

Quelle 2.500 imprese fantasma che usano i poveri per evadere

Alla mensa di Sant'Egidio di via Dandolo, come ogni pomeriggio, chi vuole un pasto caldo è già in fila alle quattro. Mille persone al giorno. Stranieri, la maggior parte, ma anche italiani, una media di 250 a sera. Qui si vede la povertà di chi arriva dal mare e anche di chi vive di stenti dopo una separazione. Eppure su questo posto si sono arricchite a Roma 1.204 aziende. Tutte avevano indicato alla Camera di Commercio la mensa di Sant'Egidio come loro sede legale. In questo modo erano irreperibili, mai pagate le tasse.

Quello che si sta scoperchiando a Roma è un fenomeno che nasconde centinaia di prestanome e centinaia di migliaia di imposte aggirate. Che alza il velo sul caos degli indirizzi fittizi utilizzati per dare una residenza a chi non ha casa e sull'anomala riproduzione di microimprese nel settore del commercio, soprattutto ambulante. È il grande business indiretto dell'assistenza ai rifugiati e ai senza tetto.

Assessorato alle Attività produttive e la polizia municipale, con la collaborazione delle associazioni coinvolte, hanno scoperto che 2.508 aziende, gestite da italiani e stranieri, hanno indicato sedi che corrispondono a mense per i poveri, centri rifugiati, uffici della Caritas. Seicentoventiquattro nel 2013 hanno utilizzato questo sistema, quasi due al giorno. Nel 2013 lo avevano fatto in 720. Negli ultimi quattro anni il boom, come se fosse scattato un passaparola, o avesse agito una sorta di organizzazione. Millesettecento sono imprese impegnate nel commercio, di cui 686 ambulanti, 415 ditte di allestimento stand e banchi, 415 di volantinaggio, 123 dedite all'organizzazione di mercatini e fiere. Centosessantasei imprese operano nell'edilizia e 144 nei servizi di traduzione e interpretariato.

L'altro dato impressionante: 2.367 sono ditte individuali. Un'anomalia che preoccupa le associazioni, che temono che molti clochard o immigrati siano utilizzati come prestanome. Ma che potrebbe nascondere anche un'altra realtà: i senza fissa dimora a Roma possono ottenere una residenza «fittizia», messa a disposizione da alcuni enti autorizzati per consentire a rifugiati o clochard quantomeno un domicilio per ricevere la posta. Tutte le associazioni che hanno questa facoltà rientrano nell'elenco delle sedi «rubate» dalle imprese. Alcuni ex poveri potrebbero aver mantenuto la «residenza» virtuale ed aver aperto un'azienda a costo zero. Oppure senzatetto immigrati sfruttati in alcune microimprese fungono appunto da prestanome, con indirizzo «solidale». Nell'elenco delle finte sedi c'è anche una strada inesistente: via Modesta Valenti (recapito di 20 imprese). È un'invenzione amministrativa: la strada che non c'è fu creata dalla giunta Rutelli per dare un domicilio ai senza fissa dimora prima che il servizio fosse offerto dalle associazioni.

«Ho parlato con i responsabili dei diversi centri - spiega l'assessore a Roma Produttiva Marta Leonori - e ci hanno dato tutti il loro sostegno, anzi ci hanno incoraggiato alla cancellazione», delle imprese. Ora la Camera di Commercio ha chiesto alle ditte coinvolte delle controdeduzioni. Poi provvederà alla cancellazione e coinvolgerà la magistratura.

Tra le associazioni utilizzate come sedi fantasma ci sono l'associazione «Camminare insieme» di via Pizzirani, al cui indirizzo sono registrate 953 ditte e il Centro Astalli dei gesuiti per i rifugiati (185). Nove in tutto.

Dieci con l'inesistente Modesta Valenti.

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