Quelle chat con Zingaretti che spaventano il Nazareno

Quando il pm si complimentò per la vittoria nel Lazio

Quelle chat con Zingaretti che spaventano il Nazareno

Ci sono spifferi interni che soffiano forte ai piani alti del Nazareno, e che mettono in dubbio la leadership del segretario dem Nicola Zingaretti. L'ultimo attacco è tutto nelle parole di Umberto Del Basso De Caro, che ad Augusto Minzolini, su questo giornale, ha spiegato minaccioso: «La Casellati ha chiesto che escano tutte le registrazioni di Palamara. Da quanto ne so ci sono pure quelle con Zingaretti. Perché? Chiedere a Ielo e Pignatone». C'è davvero il rischio di una bufera pronta ad abbattersi sul numero uno del Pd? Le chiacchiere, e le relazioni pericolose, con Luca Palamara ci sono state, come è noto. Quanto all'accenno al ruolo della Casellati, pare che la presidente del Senato non ce l'avesse direttamente con Zingaretti, ma abbia semplicemente ricordato come il caso Palamara vada ben al di là delle responsabilità dell'ex presidente dell'Anm, e che sarebbe auspicabile che venisse scoperchiato, e interrotto, tutto il sistema correntizio che le chat hanno portato almeno in parte alla luce del sole.

Di certo, le conversazioni su Whatsapp carpite dai magistrati romani e poi perugini a Palamara e già diffuse hanno sicuramente messo in evidenza il citato rapporto tra il segretario Pd e governatore laziale e l'ex presidente dell'Anm, con una serie di messaggi che vanno avanti nell'arco di un anno e due mesi, prima di essere interrotti proprio nel giorno in cui l'inchiesta perugina sul magistrato finisce sui giornali, a maggio dello scorso anno. In quel periodo i due si sentono spesso, dagli auguri inviati dalla toga al politico in occasione della vittoria alle elezioni regionali, auguri molto «solidali» («Grande vittoria, ripartiamo da qui tutti insieme», esulta Palamara a marzo 2018) alla nomina a titolo gratuito, a novembre del 2018, di Palamara nel consiglio scientifico di un istituto di studi giuridici della Regione, oltre ad aver condiviso incontri in bar e ristoranti e appuntamenti fino all'ultimo giorno: quando l'inchiesta diventa pubblica, l'ultimo messaggio era un invito di Zingaretti al magistrato per un incontro nei giorni successivi.

Finora, insomma, l'imbarazzo è solo in quel rapporto consolidato tra il politico e il magistrato finito nella bufera. Tanto che, parlando a Repubblica, un mesetto fa, il segretario dem si è difeso: «Conosco Palamara da quando era presidente dell'Anm e abbiamo sempre rapporti impostati sull'assoluta correttezza e rispetto dei ruoli, come emerge da tutte la carte». La questione, quella sollevata da Del Basso De Caro, è che però le carte potrebbero non essere finite.

E anche se l'entourage di Zingaretti ostenta tranquillità, il riferimento alla procura di Roma dell'ex sottosegretario («chiedete a Ielo e a Pignatone», ossia il pm che ha iniziato l'indagine poi finita a Perugia su Palamara e l'ex numero uno della procura romana) fa pensare proprio a un'appendice giudiziaria ancora tutta da svelare.

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