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Quelle ecoballe di Beppe Grillo che insultano la storia di destra

Il capo grillino accusa la destra di essere insensibile all'ambiente. Ma la storia lo smentisce

Quelle ecoballe di Beppe Grillo che insultano la storia di destra

Lo stereotipo della destra nemica dell’ambiente è duro a morire. Eppure c’è chi continua ad associarla a una visione anti ecologista, poco attenta ai temi ambientali e disinteressata alla conservazione della natura. L’ultimo in ordine di tempo è Beppe Grillo che ha intitolato un articolo sul suo blog “Le persone di destra sono meno interessati ai cambiamenti climatici”.

Dietro all’apparente terzietà di un sondaggio condotto dall’Università di Oxford e dal Reuters Institute in 40 Paesi del mondo sui cambiamenti climatici, si nasconde un preciso intento ideologico: demonizzare la destra cavalcando semplificazioni (tipiche del populismo grillino) e luoghi comuni fin troppo diffusi.

Nella ricerca, alla voce “Ideological Differences in the Perception of Climate Change”, si legge: “Più ci si rivolge a sinistra, più i livelli di preoccupazione per i cambiamenti climatici tendono ad aumentare” per poi aggiungere: “I media di destra negli Stati Uniti hanno spesso una visione scettica delle opinioni scientifiche”, sostenendo che le persone di sinistra sono più preoccupate per i cambiamenti climatici rispetto a quelle di destra.

Lo studio, ripreso con grande enfasi da Grillo, si basa su un grande malinteso di fondo: non è vero che le persone di destra siano poco interessate ai temi ambientali o al cambiamento climatico, ma sono contrarie all’ambientalismo ideologizzato rappresentato da Greta Thunberg e dai Fridays for Future.

È normale che un conservatore, un cristiano, un liberale, si oppongano alla concezione globalista, anti identitaria, con pericolosi connotati rivoluzionari (il caso degli Extinction ribellion è emblematico), promossa da Greta Thunberg e sodali.

I due paesi in cui i cittadini di destra interrogati si sono definiti meno sensibili al cambiamento climatico, sono Stati Uniti e Svezia (rispettivamente 18 e 26%). Sono le due nazioni in cui i movimenti ambientalisti liberal sono i più diffusi (con forti interessi economici legati al settore delle rinnovabili e dell’energia) influenzando maggiormente il dibattito pubblico.

Le persone di destra sarebbero ben felici di vivere in una società meno inquinata, più ecosostenibile, più pulita, verde ma senza portarsi dietro il bagaglio ideologico rappresentato dai Fridays for Future. L’ambiente è un tema caro a tutti i cittadini a prescindere dal loro credo politico e il tentativo della sinistra e dei grillini, come è emblematico dall’articolo di Grillo, di intestarsi la battaglia ambientale isolando la destra, è in atto da tempo. In realtà si tratta di un paradosso, il tema della natura (la terra dei padri) è da sempre caro alla destra e ai conservatori, basti pensare al pensiero di Roger Scruton in Inghilterra, al movimento dei Wandervogel in Germania, a Strapaese in Italia e all’esperienza della rivista Linea, di Dimensione Ambiente, dei Gre, di Fare Verde. La conservazione della natura da destra nasce dal locale e non dal globale, tiene in considerazione le esigenze sociali dei lavoratori, coniuga crescita economica e tutela dell’ambiente senza demonizzare imprese e imprenditori, considera l’uomo come facente parte del creato e non nemico della natura come ci insegna la Bibbia.

Dovremmo ripartire da questa concezione per dar vita a un ecologismo che abbia davvero a cuore la natura senza utilizzarla come strumento politico o ideologico.

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