Negli anni roventi dell'antiamericanismo i presidenti in visita in Italia venivano trattati dalle folle di sinistra come odiosi carnefici: «Johnson-boia», «Nixon-boia» e così via. Ieri Barack Obama era in visita a Milano e per lui le folle del conformismo politicamente corretto cinguettavano al suo passaggio. I presidenti americani, da Jimmy Carter a Gerald Ford, da Bill Clinton allo stesso Obama, una volta concluso il mandato diventano delle slot machine: venditori di presenza - la loro - a carissimo prezzo. Si fanno invitare, osannare e pagare cifre da calciatori. La fondazione Clinton è da vent'anni una fornace che ingoia e brucia milioni di dollari, tanto che l'ex presidente Bill non fu per nulla contento quando sua moglie Hillary annunciò di volerlo nel suo governo se avesse vinto: troppe conferenze perse, troppi soldi buttati. Ora è la volta di Obama che ha la fama di buono, lo zio Tom della Casa Bianca che permette di nascondere il razzismo di sinistra, così come l'antisionismo maschera l'antisemitismo.
Eppure Obama ha messo a soqquadro l'economia del suo Paese con il progetto narcisistico di una spesa sanitaria - il cosiddetto Obamacare ricchissimo di presunzioni ma povero di risorse. Obama inoltre si è molto divertito usando il telecomando con cui si sganciano missili contro bersagli terroristici che producono campi di cadaveri di civili innocenti. Obama ha devastato il Medio Oriente dando credito ai tagliagole della «primavera araba» elargendo la patente di eroe democratico persino al boia di Gheddafi che praticò la sodomia sul condannato in nome della civiltà occidentale. Obama ha lasciato, per inerzia e assenza, che il Mediterraneo diventasse una palude di belve, pirati, mercanti di schiavi e di assassini. In compenso è irresistibilmente elegante, indossa lo smoking come un grande attore, scrive un inglese raffinato anche quando racconta di suo padre ubriaco che si va a schiantare a duecento all'ora contro un albero in Africa.
Sulle cartoline del buonismo sta fra madre Teresa e il papa con il quale ha consolidato la dittatura comunista a Cuba. Ha riportato i soldati in Irak dopo aver gridato che li avrebbe ritirati, ha spedito truppe fresche in Afghanistan praticando la teoria della endless war, la guerra senza fine e senza fini, ma fingendo di essere un pacifista per non aver spedito boots on the ground, la fanteria a terra, dove ce n'era bisogno.
Ha infine aggravato la condizione degli afroamericani durante il suo regno: per servire la retorica, non ha fatto nulla per arrestare la strage fra neri nei ghetti di Chicago e delle altre megalopoli, accendendo i fari soltanto sui deplorevoli abusi dei poliziotti che cinicamente hanno imparato che per sopravvivere è meglio sparare e poi chiedere i documenti. Donald Trump ha paradossalmente conquistato molti voti neri che un tempo erano di Obama e che mai si sarebbe sognato di ottenere, dicendo semplicemente: «Voglio riportare a scuola i vostri figli strappandoli dalla carneficina».
Obama inizia da Milano la sua tournée portando
in scena un'immagine leggendaria. Un po' come fece il celebre e bellicoso cowboy Buffalo Bill che un secolo fa chiuse la sua carriera portando in Europa il circo dei suoi pistoleros e dei suoi feroci indiani addomesticati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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