
Giovanni Orsina sul Giornale dell'11 agosto auspica un dibattito pragmatico su quale Europa serva agli europei per difendere i loro interessi, valori e modo di vivere. Osserva che i sovranismi non hanno alcuna proposta costruttiva. Ritiene che la soluzione federale sia stata realistica solo nel 1950-1954 nel tentativo di creare la Comunità Europea di Difesa e la Comunità Politica Europea, e invita i federalisti a spiegare perché oggi dovrebbe esserlo nuovamente.
In realtà la via federale è stata sul tappeto anche nel tentativo costituente del primo Parlamento europeo eletto; poi tra il 1989 e il 1992, con la proposta di Kohl di un'unione politica respinta da Mitterrand, che portò a un'Unione monca, con una sovranità monetaria non accompagnata da quella fiscale e politica; tra il 2000 e il 2005 nella Convenzione europea che scrisse il Trattato Costituzionale; e nel momento Hamiltoniano seguito alla pandemia. Ritorna perché unisce democrazia e tutela delle diversità.
Per lo storico Toynbee, dopo la Seconda guerra mondiale contano solo gli Stati di dimensioni continentali. Gli europei sono come gli abitanti delle polis greche e degli staterelli del Rinascimento italiano di fronte all'impero romano e agli Stati moderni europei. La scelta è tra unirsi e perire. La civiltà ellenica e quella del Rinascimento sono morte, vittime del sentirsi ateniesi e spartani e non greci, fiorentini e veneziani e non italiani. Ora, completando l'unità politica, cioè da europei, saremmo un attore mondiale. Da italiani, francesi e tedeschi è inevitabile il declino, il vassallaggio, il subire le scelte altrui.
Per il politologo Riker, le federazioni per integrazione avvengono di fronte a minacce politico-militari. L'UE ha di fronte l'espansionismo militare russo ed economico cinese, la crescita indiana, e la fine della garanzia di sicurezza americana. Il focus strategico americano si è spostato strutturalmente sul Pacifico, perché la sfida egemonica mondiale è con la Cina, e per farvi fronte gli USA hanno bisogno di drenare sempre più risorse dal resto del mondo, come teorizzato dall'amministrazione Trump nella sua svolta imperiale. I 27 Stati membri spendono per la difesa quanto la Russia, senza alcuna capacità di deterrenza; il 30% degli USA con una capacità del 10%! Cioè 2/3 della nostra spesa militare non produce sicurezza. Perché abbiamo 27 difese nazionali invece di una difesa europea.
Gli Stati europei hanno dominato il mondo. Non più. Presto nessuno Stato membro farà parte delle prime 20 economie del mondo. Luigi Einaudi dal Quirinale scriveva che "gli Stati nazionali sono ormai polvere senza sostanza". I cittadini lo capiscono: nei sondaggi 2/3 degli europei vorrebbero una difesa europea e che l'Ue parlasse con una sola voce nel mondo. Ma non basta. Come non basta una maggioranza europeista nel Parlamento Europeo, citata da Orsina. Servono leadership nazionali con il coraggio di condividere la sovranità per ridarle efficacia, e di farlo con chi ci sta, come per la moneta.
I Rapporti Letta, Draghi e Niinisto hanno chiarito cosa fare. Ma nessuno Stato membro può farlo. E l'Ue non ha le competenze e i poteri necessari. Nemmeno un condominio funziona con decisioni all'unanimità! L'Ue è già in parte federale, come sulla moneta. Si tratta ora di abolire i veti nazionali, dare all'UE poteri fiscali, sulla politica estera e difesa.
Almirante nel 1984 sostenne il Progetto Spinelli al Parlamento Europeo, perché tra Usa e Urss potevamo essere
indipendenti solo come europei. Nel 2025 tra Usa, Russia, Cina e India ciò è ancora più evidente. Lo capiranno anche Meloni, Merz e Macron? La storia li giudicherà su questo.*Segretario generale del Movimento Federalista Europeo